Valentina Meloni è nata a Roma il 5 di Giugno del 1976. Ha vissuto gran parte dell'infanzia e
dell'adolescenza in campagna al limite della periferia romana circondata da boschi di pini e dal
profumo del mare. Di natura ipersensibile, ha sempre coltivato l'amore per l'arte in ogni sua forma,
trovando rifugio e ispirazione nella danza, nella musica, nella scrittura e nella pittura nonché nel
suo mondo a stretto contatto con la natura, popolato di visioni, intuizioni e immagini fantasiose.
Gli studi classici e la passione per la lettura l'hanno portata ad amare profondamente la poesia,
questo modo speciale di comunicare le emozioni mai totalmente espresse nelle loro sfumature, circo-
scritte nei limiti angusti della parola.


           "La poesia non è un combattimento di parole, un'orazione in rima o una mescola d'immagini
incollate a caso, la poesia è l'affioramento emozionale di un sentimento antico, del vivere presente,
di un ragionamento assente, fatto proprio e intriso di se fino al midollo della parola. La poesia
trasuda il poeta e il lettore leggendo diventa poeta egli stesso, immergendosi in simbiosi nel medesimo
sentire.  La poesia, piccolo punto d'osservazione  sul mondo, attraverso il  lettore diventa occhio
universale."     

                                                                                                                              

        
Con queste parole "la poetessa degli alberi" - com'è stata recentemente definita in occasione della
conferenza "L'Albero è rappresentazione di Vita" a Roma - Trastevere - definisce il suo concetto di
poesia, mettendo l'accento sul fattore emozionale dell'ispirazione poetica, quel fattore che descrisse
bene Giuseppe Ungaretti affermando "Il punto di partenza della poesia è la disperazione spinta ai suoi
estremi" una disperazione che però  deve farsi miccia di un fuoco sempre  più grande fino a diventare,
come accade nella poesia autentica, "occhio universale".

   
            "Il fascino della poesia autentica - afferma Fuad Rifka in un'intervista poco prima della
recente scomparsa - è che parla al  cuore oltre che alla  testa e sospende  per qualche  istante lo 
scorrere del tempo offrendo la possibilità di una messa a fuoco, di un'illuminazione, cioè di una
rivelazione." 


Oggi e dal 2007 l'autrice vive nella verde Umbria, dove la natura è protagonista indiscussa, e in questa
nuova realtà si è rivelata la lontana vena poetica che si è fatta paladina di madre terra, in un sentore
di riconoscenza, incanto, gioia, amore e commozione. La crisi personale è stata lo stimolo decisivo che
l'ha portata, attraverso un lungo percorso introspettivo, a esprimere se stessa e a scrivere e pubblicare
i suoi pensieri poetici fino allora affidati solo alle foglie e al vento.
Ciò le ha permesso di avvicinarsi ulteriormente alla propria essenza e al contempo di trovare nuovi stimoli
creativi, ripercorrendo in questo processo a ritroso, la trama della propria esistenza, come un viaggio
metafisico, attraverso alberi parlanti, sogni, fiabe, amori, paure, gioie, e trasformazioni.
Nella poesia, in quello  spazio magico che  non le impone  limiti, pervasa dallo spirito della natura, si
accende il bisogno di comunicare. Gli alberi sono i protagonisti, esseri speciali dotati di un'aura mistica
e protettiva, fonte d'ispirazione, nonché testimoni straordinari, della battaglia ecologica, ormai sempre
più attuale, a difesa della terra. "Quello tra i poeti e gli alberi è un contatto e un confronto antico"
così Edoardo Albinati introduce il lettore alla scoperta del capolavoro uscito nel 1968 di Jacques Prévert
"Arbres", libro che come dice la stessa autrice è ormai diventato il suo migliore compagno di avventure e
non ha riposo da quando ha preso dimora sul suo comodino pronto a salpare ogni sera sul vascello dei sogni
che ha nome Poesia.
L'albero - continua Albinati - è soprattutto la ritrosa ed enigmatica proiezione del silenzio della natura
che il poeta deve far parlare, cui lo scrittore presta la sua voce.

    "Un tempo / gli alberi / erano persone come noi / ma più solidi/ più felici / più innamorati forse /
più saggi/Tutto qui. (J. Prévert)

La poesia, dunque, non deve essere solo un canto lirico d'intrattenimento o una mera speculazione interiore,
perché, come afferma l'antropologa e poetessa Marcia Theophilo, madrina spirituale e modello di riferimento
della nostra autrice:

     "la poesia è l'unico strumento libero, vero, senza condizionamenti, che può colpire il cuore e la mente
degli uomini.[...]. Attraverso la poesia, tutti possono capire che gli alberi siamo noi, e che noi siamo
alberi.[...] Ogni presenza è testimone del suo permanere e del suo tramutare e trasformarsi nelle ore e nelle
vicende della luce." 

La fama fine a se stessa oggi non ha senso, la poesia rinchiusa nei cassetti geme di rabbia rivendicando il
ruolo pungolante  di denuncia  che le spetta, oggi i veri eroi, i  tessitori della  trama sociale, sono le
persone comuni, i guerriglieri verdi, quelli cui, scrive Prévert, i passanti saranno riconoscenti...

     "Quello che pianterà / un albero segreto / in Rue de Pillet -Will / non vedrà il suo nome inciso / su
nessuna facciata / ma i passanti senza saperlo / gli saranno riconoscenti / ascoltando / in questa strada
accattona / stretta e vedova di tutto / un'arietta musicale / verde / insolita / salutare ."


La poesia di Valentina Meloni citando Fuad Rifka, è una poesia "semplice come il pane" in cui la persona
comune può identificarsi e diventare lettore-protagonista. E, come per il pane, che continua a lievitare anche
dopo la cottura, le molteplici chiavi di interpretazione consentono ai versi di vivere ancora oltre la lettura
mediante due punti di osservazione: quello antropocentrico, in cui il proprio vissuto emozionale viene messo
a nudo, e quello più sacro, metaforico e sottile che fa parlare gli spiriti della natura. Queste "due voci"
s'intrecciano e si fondono permettendo al lettore, come in un viaggio sciamanico alla ricerca del significato
profondo delle proprie emozioni., di  entrare e uscire dalla trasfigurazione mistica della poetica. In questa
ottica al contempo visiva e visionaria l'autrice fa parlare la natura in una simbiosi che a volte si fa vera
e propria metamorfosi, trasfigurazione di un sentimento personale che attraverso la parola si espande
divenendo universale.


     "La poesia è come il pane: semplice e sacra. È un filo elettrico in grado di connetterci con l'infinito,
con la natura, con l'anima del mondo. È come la preghiera dei mistici, senza più lingua di appartenenza, senza
marchi di religioni superiori, senza confini"( Fuad Rifka)