Sulla via d'Egitto
Mendicando tra trilustri spazi che non hanno venture m'inoltro nell'apogeo dell'ultimo pianto e nessuna foresta può donare voce al sole nascente che muove l'Eufrate. Sei così fragile che la tua forza muore nei miei riposi. Sei così bella che la Luna ha perduto sera. Sì che ci sarò davanti al tuo specchio romantico dove cosce muovi a sorsi su are di pietra. Graffierai la mia schiena e ne berrai il sangue come dono... eterno sacrificio per Kali e di me farai solerte asservito amore che morirà dei tuoi baci al bromuro. Ho ceduto i miei occhi ai papiri d'Egitto al richiamo squilibrato di Iside amara regina dei miei turbamenti. Sei stata ingorda e goliardica nelle pretese sciocche di un amore infinito adesso di Ramses vorresti le sue cruenti siccità lo scettro regale che possa compiacerti ma hai perduto l'occhio di Ra e piangi... sconfitta... in un erebo glaciale. Morderò la serpe che prosciuga il Nilo e ne farò per noi un’ottomana di stelle...
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