Senso unico

Giada e Marco si conoscevano da tempo. Facevano volontariato ambedue nello stesso Circolo Culturale. Col
tempo la loro conoscenza si era fatta più amichevole e confidenziale. Si vedevano raramente, ogni qual-
volta c'era qualche riunione inerente al Circolo ed in comune avevano la stessa passione per le problema-
tiche dei giovani e il mondo scolastico.

L'età più o meno era la stessa, avevano passato i quarant'anni, ma il loro spirito, sebbene di natura diverso,
era molto giovanile. Marco era molto magro e la sua caratteristica maggiore era una folta chioma di capelli
leggermente mossi e lunghi; il colore all'origine doveva essere scuro, ma stavano diventando sempre più bianchi.
Questo era veramente un contrasto con il suo viso leggermente tondo e ancora molto giovanile.

Giada era snella e carina, un po' pepe e sale, aveva un bel sorriso che le illuminava il volto ancora miracolo-
samente privo di rughe e due occhi chiari che a volte la facevano assomigliare ad una bimba, se non fosse stato
per quel suo sguardo qualche volta un po’ malizioso e accattivante e per quel suo carattere combattivo e legge-
rmente aggressivo verso coloro che non stimava.

Giada, nonostante la stima e l'amicizia che nutriva per Marco, aveva sempre provato un senso di soggezione,
forse per la non indifferente cultura di lui, o forse perché dietro quel sorriso sincero, quel carattere educato
e calmo ci trovava un po' di severità e la professionalità di un uomo molto impegnato in svariati campi, sempre
in corsa, eppure molto presente a quelle riunioni qualche volta del tutto inconcludenti.

Sinceramente solo nell'ultimo anno di lavoro in comune al Circolo, prima che questo chiudesse definitivamente,
si era ritrovata attratta da quel carisma che emanava Marco, o forse la sua mente si era soffermata su di lui,
perché nell'ambiente che appunto frequentava non erano molti gli uomini leali sul campo del lavoro, politico,
umano etc., che lei stimasse. Poi si accorse di un'altra cosa, e cioè iniziò a vederlo anche come uomo. Per
esempio si accorse che aveva gli occhi verdi; non che il verde sia un colore particolarmente raro, ma in tutti
quegli anni non lo aveva mai notato. Si rese conto di quanto fosse scattante nel muoversi; questo per esempio,
le sembrava un grosso contrasto con il suo modo di parlare pacato, gentile e mai alterato.

Più di una volta si era offerto di riaccompagnarla a casa, dopo le vivaci riunioni, così aveva avuto modo di
trattenersi con lui in macchina non solo a parlare di ciò che li aveva fatti animare, ma anche del lavoro
impegnato di lui, della sua famiglia e in particolare dei suoi figli ormai già grandi.

Una sera, Marco volle accompagnare Giada a casa, nonostante si fosse già offerta un'altra persona. Trovò la
cosa inconsueta, perché l'insistenza fu forte, tanto da imbarazzarla. "Come mai questo desiderio, quando già
qualcuno si era offerto?" Una volta in macchina Giada cercò di memorizzare tutto ciò che c'era all'interno di
essa, compreso il bel profilo dell'uomo che stancamente guidava. Non successe niente, tranne i venti minuti
fermi parcheggiati in doppia fila a discutere su come condurre il problema che aveva animato la serata. Per
Giada quei venti minuti furono eterni, avrebbe voluto fermare il tempo, continuare la conversazione, cercare
di conoscere il più possibile di Marco, ma ad un tratto lui la riportò alla realtà dicendo "Dobbiamo andare
a casa, avranno tutti già cenato, se continuiamo ad essere poco presenti nel nostro privato, rischiamo il
"divorzio". Era una battuta, e Giada fece una risata, ma era veramente a corto di parole.

Quella stessa notte le capitò di sognarlo. Ne contemplava il fisico e ricordava i toni della voce, e quell'at-
tenzione protettiva che aveva avuto aspettando di mettere in moto la macchina, dopo che lei aveva chiuso il
portone di casa. C'erano state anche delle "pizzate " da parte del Gruppo, ma proprio all'ultima, quella che
dava l'inizio all'estate e tutti si sarebbero un po' allontanati dal Circolo, Marco non poté partecipare,
nonostante avesse già dato il suo assenso. La serata era bella, sarebbero andati tutti a cena in campagna e
Giada, già assaporava il profumo di quella serata. Alle 19.00, proprio quando stava per dare gli ultimi
ritocchi alla sua persona, una telefonata: "Pronto, ciao sono Marco, non ce la faccio, sono ancora a Roma, mi
dispiace, ci sarà un'altra occasione........ ".

Non ci furono altre occasioni per stare a tavola; soltanto una telefonata dopo le vacanze, in cui Marco le
chiedeva come stava e che tipo di vacanze avesse fatto. Poi le anticipava che probabilmente avrebbe lasciato
il Circolo perché troppo impegnato altrove. Per fortuna non si poteva vedere attraverso il telefono, il viso
malinconico di Giada, né la sua voce tradì questo stato d'animo; probabilmente si sarebbero sentiti telefoni-
camente per altri canali, ma difficilmente si sarebbero rivisti.

Non era la prima volta che Giada subiva platonicamente il fascino di una bella personalità. Le era capitato
anche nel passato, ma la sua educazione, il rispetto per la famiglia, l'amore e la stima per il marito, non
le avevano mai permesso di varcare quel confine sottile come la seta. Ma forse il merito non era proprio di
Giada, era di Marco e di tutti gli altri personaggi che le erano passati accanto, che l'avevano stimata, che
le avevano dato la propria leale amicizia, ma che non l'avevano mai vista come una donna da amare.

Forse se avesse fatto trapelare qualcosa, avrebbe vissuto un'avventura che poteva rimanere piacevole ricordo
in memoria, o poteva scatenare una bufera in mezzo al mare. Probabilmente per mancanza di coraggio, o per
buon senso, preferiva per carattere navigare in acque tranquille, ricordando ciò che aveva costruito e ciò
che possedeva: quattro uomini l'amavano da sempre, anche se in modi diversi: suo padre, suo fratello, suo
figlio e suo marito.

Era una donna fortunata; i sensi unici erano per la sua fantasia.
data autore commento (si può commentare solo se si è loggati)
21-01-2013 Redazione Oceano Resoconto a tinte delicate, semplice descrizione di frammenti di giornate, briciole di momenti e aspettative,che non si ha il coraggio di afferrare , un oscillare tra la paura e l'osare, la realtà e la fantasia, per doversi poi , arrendere alla vita, quella solita, quella che ci appartiene, con la domanda sempre in bilico. vigliaccheria o buon senso?.. L'eterno dilemma a cui non esiste soggettività di risposta.