Il fruscìo
Il fruscìo della gonna lunga di taffetà rese fertile la mente di Damiano che nel buio del tardo pomeriggio di quel singolare novembre caldo e afoso, cercava con gli occhi spalancati di vedere meglio quella sagoma femminile che si avvicinava a passi decisi ma lenti. Appena gli fu vicina sorrise e le chiese: - Ciao Chiara, che eleganza! Vai ad una festa? - No, vengo da una festa. - Dov’era? - In mezzo alle stelle. Damiano sorrise. - Sempre poetica. - Dicono che sia la parte migliore di me, il lato poetico, intendo. Adesso che lei gli era vicina, Damiano poté constatare che il tempo per Lei non era passato, oppure era quella penombra che faceva sembrare ancora intatto, nonostante gli anni, quel suo viso bellissimo. L’aria si era raffreddata, in quel luogo silenzioso c’erano pini altissimi, e l’autunno aveva regalato alla terra un bellissimo tappeto di foglie giallo-arancio, ma il terreno non era per niente scivoloso, erano set- timane che non pioveva e il vento, anche se debole le aveva tutte arricciate e seccate. - Non ti ho sentita più, né una lettera, né una telefonata, ho aspettato tanto, ma poi mi sono rassegnato. - Però ti ho pensato sempre, dai… facciamo due passi. Camminavano lentamente nel vialetto, Lei con quel vestito frusciante rosso sangue, le spalle nude, anzi coperte da uno scialle di organza e Lui nel suo montgomery con gli alamari sganciati. Aveva ancora un bel passo slanciato, benché le spalle si fossero curvate e un po’ appesantite; improvvisamente le chiese: - Ma... Chiara, non hai freddo? Doveva esserci molto caldo alla festa, lassù fra le stelle. - Non saprei dirti, Damiano, io non ho mai né freddo, né caldo, sto bene e basta. Una voce quasi ostile, s’intromise in quella conversazione: - Signore, guardi che dobbiamo chiudere, è rimasto solo Lei, la campana è già suonata due volte, non può non averla sentita... Damiano guardandosi intorno frastornato gli chiese: - ...ma la Signora che era con me? Il tipo rispose che non aveva visto nessuna Signora e Damiano iniziò ad innervosirsi e in malo modo rispose: - Non è possibile che non abbia visto la donna che era con me, aveva un vestito da festa, elegante, lungo e..., smise subito di parlare perché il tipo si era allontanato scuotendo la testa. Agganciò gli alamari, si tirò su il cappuccio, ficcò le mani in tasca e imbelvito uscì dal cancello. Questo è un porto di mare disse Osvaldo al collega, ormai ci siamo abituati ma…, sai quante volte ho chiesto il trasferimento? Mai accordato, ormai non ci spero più. C’è da fare un nuovo marmo ed hanno portato anche la fotografia, metto tutto sul tavolo, dacci un’occhiata. - Ehi, ma questo è l’anziano della settimana scorsa, pensa Osvaldo, diceva di essere in compagnia di una Signora molto bella vestita con abito da festa, beh…, si sentiva dai discorsi che era completamente partito di testa, chissà se ora è veramente in compagnia della bella Signora… - Quando fu il momento di chiudere la stanza a chiave, sentirono dall’interno un rumore, quasi dolce, o meglio un fruscìo, assomigliava ad uno stropicciamento di seta, si guardarono entrambi negli occhi e dissero: - Qui la compagnia non manca mai. Un attimo dopo però, erano già pentiti di quello che avevano detto; forse iniziavano ad andare via di testa pure loro...
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