Ode al pentimento
Ode al pentimento (che dovrebbe stirami come camicia...schiacciandomi) Sono innamorato dell'abbraccio e non del disamore. Sto eretto sulla schiena e mi turbo del suo piegarsi. Non ti amerò mai abbastanza se sarò corrotto dai miei aculei dissodanti la profanazione dell'anima. Chi ho offeso? Chi ho stoltamente eluso nella sua grazie e gentilezza, colpendolo a tradimento con fari abbagliati da una luce verde vomito, portando al mio capo il sangue peggiore, pieno di un veleno che non ho saputo nascondere? La musica del suo pianto mi ha sorretto quando una lama mi si è conficcata in petto. La sua schiena non mi si è volta, e perfetta come una femmina mi ha reso il suo volto trasparente di lagrime. Ho appena avvertito il dolore dell'esercito delle mie terribili maldicenze mentre le mie espressioni superavano se stesse in cupidigia e rassegnazione, che tra il collo e la spalla avessi dovuto trovarmi una mannaia furente. Cosa sarebbe ora la mia povera vita senza quel suo sorriso di domani, qui, mentre giaccio sulle ginocchia che remano in un mare nel quale mai potrò celarmi e ogni occhio mi vedrà, capovolgendo la mia ombra agli inferi. Perché già la pelle della mia pancia frastornata si sta gelando come se - ora - dovessi prepararmi alla morte sofferente.
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