Il volo dell'airone

Non sarò più il tuo uomo.
Hai perduto la tua ricchezza
con il soldo caduto dentro il pozzo,
in un giocare spensierato ed incosciente 
di una sorridente fanciulla 
in un chiaro di luna antico.
Esco dalla stanza della tua vita
e m'incammino sul lato buio della strada
ed invano mi chiamerai, le ombre nelle sere gelide
non hanno voce ne sudori nelle loro sagome.
Orfane nell'abbandono 
restano le nostre tenere speranze 
allevate sulle ali dei sogni e brividi sulla tua cute 
senza più sangue caldo, allo svolazzare del cartone 
del mendicante poligamo 
abbracciato alle sue due mogli, 
vestite a festa in un pantalone rattoppato.  
I miei occhi tirano la briglia del mio cuore, 
al suo dovere è richiamato
e per quell'uomo straziato d'affetto, 
disfo le pagliuzze del nostro nido
e son dono nella fascina sull'omero del montanaro
di rientro al focolare della sua dimora.
Io, senza  essere più bisognoso del tuo calore, 
ritorno nel mio volo libero 
sulle ali dell'airone ormai adulto, 
migrante di sola andata.  
Si colora di un iride indelebile il cielo,  
che nell'incanto si stinge
e lascerà a te il ricordo di quest'immagine
nel grigio di tanti tuoi giorni.
data autore commento (si può commentare solo se si è loggati)
11-11-2013 Pierro Antonio Perfetta la tua analisi..grazie Rita
11-11-2013 Vieni Rita Bellissima! Un sofferto addio, doveroso. Il cuore soffre, il nido disfatto, ma il distacco, così come il cielo, straziante e straziato.
07-02-2013 Pierro Antonio Grazie!!
06-02-2013 Redazione Oceano Una lirica che si snoda tra sentieri di calzanti e appropriate metafore che ben sanno renderne il senso e la vena malinconica. Lo struggimento per una fine che lascia spazio a un percorso in solitudine ma dando un nuovo senso alla forzata libertà.