La miseria

Quanto sei forte donna megera, 
non ti ho mai veduto negli occhi,
tu che ti accanisci dove la carne 
si consuma nella speranza.
Avida tu sei dell'uomo
tirato a sorte dal destino
nel grembo della luna senza quarti,
vergognosa di mostrarsi nuda 
al parto dei suoi figli mutilati di buona sorte,
cullati da subito sulle fronde dei salici 
con nenie zufolate in canne di fiume.
Non cesserò mai di sentirmi un uomo,
non avrai da me l'anima
scalpo dei tuoi desideri, 
orgoglio tuo nella stanza dei cimeli.
Il tuo ghigno sdraiato sul balcone
con gerani fioriti al suo decoro,
scandisce il volo del mio corpo, 
fragile petalo nel  tuo soffio 
a smorzare il moccolo della vita mia
lastricato di sofferenza.
No, non avrai la mia anima,
chiamami pure mendicante al tuo appello,
il tuo scalpo è nella mia terra natia,
sulla cima della chioma dall'aspetto purpureo
a mirare l'infinito,
con le mani  del vento 
che intrecciano i miei capelli
in fili dorati.
È tutta la mia ricchezza.
Mi nutro.
data autore commento (si può commentare solo se si è loggati)
20-02-2013 Pierro Antonio Vi ringrazio. Come avete sottolineato, purtroppo è un tema di triste attualità. La mia speranza, vive nel desiderio di vedere la serenità sui balconi fioriti di ogni famiglia.
20-02-2013 Redazione Oceano Triste tema di attualità e sofferenza che porta troppo spesso ad estreme decisioni. La miseria, come Megera, semina il male e l’invidia nelle anime povere che non sanno ritrovarsi nel piccolo geranio sulla finestra della speranza. Bellissime immagini che danno infiniti spunti di riflessione.