L'abile mossa del nocchiero in tolda
mi sorprese a guardare la tempesta,
godendo le carezze del dolore
senza pertanto averne patimento.
L'era passava con la vita, e anch'io
mi paravo a comprenderne il sapore,
sfiorito all'ombra di sorprese andate.
Mentre mi rapinavano le forze
le memorie più antiche, un dì sostegno,
non vedevo che morte, ridestata,
sfidare coi suoi dardi il mio sgomento,
mentre correva lacrima e ricordo
di canute stagioni malandate.
Strappati, mentre andavan radicando, 
sobrie volute e pampini stellati,
lacerati alla vita appena nata,
si rifecero al mare, ben riposti,
per sollevare lacrime e speranze
a quella dolce amabile creatura,
che ormai rappresentavo da una vita.
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11-11-2013 Sbriglione Melina Coinvolgente e triste, riesce a entrare nel cuore del lettore. Complimenti all'autore.
25-04-2013 Redazione Oceano Una melanconica riesanima di un percorso interiore restrospettivo, con metafore ben calzanti che si accompagnano a versi mirabilmente delineati. Complimenti Nicola.
19-04-2013 Massa V. Massimo Arriva sicuramente al cuore e tocca in profondità l'essenza, donando momenti di profondo pensiero e riflessione.
Versi che lasciano trasparire un velo di malinconia,
come un’ombra imprigionata tra i labirinti del passato che vaga fra il pensieri e il "ricordi di canute stagioni malandate."