La stanza della solitudine

Alzo la vela e vado verso il largo,
e nell’alba silenziosa odo il mare
sussurrare parole di saluto
che vedo allontanarsi sulla scia

profumo di salsedine
riempe le narici e l’aria tersa
ritempra il corpo mio
mentre mi beo di questa solitudine

come facevo un tempo, ripeto i gesti
andando avanti e indietro per la barca
per preparar la lenza
senza fermarmi, senza riposare

l’attesa è sempre lunga
la testa gira a destra e poi a sinistra
attende il movimento con pazienza
e nel frattempo la mia mente vola

ripenso luoghi smarriti nel mio cuore
passeggiate per i prati senza scarpe
le rincorse ad un pallone in allegria
ai tuffi dallo scoglio giù nel mare

ecco... si piega a strappi verso il basso
accorro e cerco di tenere duro
ma vedo che la canna si rialza
la preda è ormai sfuggita alla cattura

mi guardo intorno e vedo la mia stanza
il silenzio mi rimbomba nella testa
una lacrima discende sulla guancia
se guardo il mare mio dalla finestra

da anni sono costretto su una sedia
le gambe mie non servono più a niente
però il pensiero vola senza sosta
ed a pesca vado ancora con la mente.
data autore commento (si può commentare solo se si è loggati)
02-06-2014 Redazione Oceano Ci ritroviamo in quella stanza, in comunione reiteriamo le azioni poi…La delusione vela la fantasia, la certezza della verità pesante fardello. Ci complimentiamo con l’autore perchè è riuscito nel suo intento, la sensibilità non è esibita ma a disposizione di un cuore e un’anima!

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Pubblicata il 30-05-2014

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Commento dell'autore

Omaggio ad un amico pescatore
che ha perso l'uso delle gambe...
ho cercato di pensare
con la sua testa