Retrò si gira

Prova, aggiusta, misura le capacità di uso, smussa secondo il profilo di una logica architettonica,
il braccio è fuori campo il fuoco della scena resta velato, di un bianco e nero, a raccontar profumi
e luce di un dopoguerra realista, e gambe nude lisce di un bianco solo d' accarezzare, e quello che
tutti penseranno, pronti a bavar di desiderio, per quella gonna di tessuto provenzale e prato verde,
che si muove al vento... lasciando intravedere oltre le macerie ,una rinascita e voglia di lussuria
persa. 

Caffè del 900, e ferro ancor battuto e  rivettato,colore canna di fucile grigio, e vetri cattedrale
decorati in  multicolor, ancor lampioni e gas acetilene, che un po' ingiallisce l'inizio modernismo,
coi tavolini di metallo bronzeo e piani in Statuario bianco, interni ariosi,e incroci a volte
bianche a morir, su trabeazioni e capitelli e fregi in oroverde... lacrime in cristallo dal soffitto
scendono..le prime luci elettriche... e lampadine OSRAM... che cantano mimetiche, di lampi scintil-
lanti ed olografie mutanti...

Odore di anisetta,e spuma di caffè granita..e aroma arabico doppia miscela espresso, e sia l’ultimo
viaggio, per poi restarti accanto, insieme a riparo da quel mondo intorno, per anni che ci ha visti...
venditori e mercanti, a rimediare poca riconoscenza, solo denaro di sopravvivenza, il fumo della
sigaretta ancor disegna linee liberty,fuse tra le decorazioni di cimase e frange, e leggo pubblicità
di “vieni in Vespa” e “pennini PRESBITERO” l’inchiostro fila che è una delizia, sulla carta di
superbianco in blocchi e risme sciolte... come i capelli sulle spalle a cascar di ramato e nero di
riflessi, ancora l’adular di DONNA, tra lo chiffon, e i guanti fino all’avambraccio, sensuale 
accavallar di un mondo di bellezza, boccheggia il suo rossetto rosso lacca e sandali di pelle
pitonata fino allo slanciar caviglie d’alabastro...

Quell’aria del mattino, volge allo smuoversi del sole, che ora ci sta in testa, il set ancora
rappresenta, scene artefatte, e cuori circospetti un po’ a mistificare la “belle epoque”, oggi di
bello mille idee, da smaculare, e rendere i velli lisci, zebre senza strisce o nere o bianco latte,
e surrogati di antica bellezza di articolata fantasia, a raccontarsi, tra gli schiamazzi chiusi
dal rumorista,e poi velati da quel sonoro d’armonia di musica ,tra note di jazz moderato, e samba
su una nota sola danza in testa...
data autore commento (si può commentare solo se si è loggati)
06-02-2014 Redazione Oceano Quasi un affresco d'altri tempi, suoni e colori delle fatiche quotidiane che si riflettono come in un film in bianco e nero.

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Pubblicata il 30-01-2014

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Commento dell'autore

un set cinematografico...
o prove di teatro, mille costumi,
accenni di una bella epoque...
revival ,antica cartellonistica
dei primi del '900,
fino ai giorni nostri..