Il confessore

Pensiero del giorno: 04/06/2010

Si era trasferita da poco nella nuova città, assieme alla famiglia. Originaria di un luogo pieno di sole e di
mare, di gente che aveva la musica e il canto nel sangue nonché l'allegria e l'ironia facile. Era essa stessa
simile alla sua gente con la differenza che, per quanto riguardava i sentimenti, li serbava gelosamente in se
stessa. Lasciare per sempre la città dove, sebbene non vi fosse nata, aveva vissuto dieci anni della sua vita,
quelli di cui si serba sempre un ricordo magico, le aveva procurato un tale dolore che le sembrava impossibile
potersi adattare in un posto nuovo, qualunque esso fosse. 

La città nuova aveva un centro antico,circondata da mura medioevali con porte d'ingresso che a sera venivano
chiuse con alti e robusti cancelli. L'ambiente era completamente diverso ma scoprì in lei, ben presto, l'amore
per le cose antiche di cui ne intuiva la preziosità e ne scorgeva, con gioia, il fascino. Scoprì che la sua casa
si trovava in un quartiere periferico e completamente immerso nella campagna e che, dalla finestra della sua
stanza, si vedeva il paradiso: campi coltivati a grano che crescevano, pian piano, nel corso dei mesi, sotto i
suoi occhi, fino a riempirsi di spighe verdi che poi il sole trasformava di un bel colore biondo; ai lati, 
frutteti dai mille colori le cui essenze odorose le inebriavano l'anima tutte le volte che d'estate si 
affacciava alla finestra e, nel piccolo pezzo di cielo che si intravedeva nella sua stanza, mentre studiava alla
scrivania, volavano le rondini il cui canto la faceva emozionare. Senz'altro da questo punto di vista la nuova
casa, benché fosse piccola, le offriva uno scenario incantevole che l'altra, quella che aveva lasciato nella
grande città, non concedeva poiché si trovava in un affollato quartiere, rumoroso e privo di panoramicità. 

Non sapeva, ora, da dove ricominciare e quindi pensò di andare a conoscere la chiesa del suo quartiere e fu li
che incontrò don Luigi. Lo trovò seduto dietro al confessionale che, paziente, aspettava i fedeli che volevano
adempire alla confessione. La sua voce era serena e paziente. Non era permissivo anzi nel suo esercizio
spirituale metteva tutto se stesso rivelando un'autentica e profonda vocazione.

L'uomo, si accorse che l'adolescente era nuova di quella città e le fece cenno di aspettare. Alla fine, le si
avvicinò e si informò chi fosse. Subito, nella giovane, nacque una simpatia per quella persona mite, dagli occhi
buoni e chiari, come quei cieli limpidi di primavera che, all'improvviso, squarciano le nuvole grigie. 

"Se vuoi-le disse-posso farti da padre spirituale". "Certamente!" rispose "Mi sarà di grande aiuto in questo
momento mi sento in cui mi sento abbandonata a me stessa e sola poiché non conosco nessuno."

L'uomo capi che la giovane aveva una buona preparazione spirituale e che, forse, avrebbe potuto scoprire, in
lei, un'autentica vocazione religiosa e prepararla, pian piano, verso questo cammino. Tutti i giovedì e i
sabato, Laura, questo era il nome della ragazza, correva all'appuntamento con don Luigi. L'uomo, sulla
cinquantina, piuttosto robusto e dai capelli chiari, abbondantemente macchiati di grigio, proveniva da una
piccola cittadina del Veneto, era di famiglia contadina e doveva aver avuto una madre molto semplice e molto
legata alla confessione cattolica. 

Infatti, le disse lui: "Era lei che mi portava in chiesa fin da "puteo" e mi piaceva tanto che divenni poi
chierichetto e a undici anni fui mandato in Seminario per iniziare i miei studi". Disse che nella sua terra si
coltivavano molti ortaggi, grano e la vite e che i suoi altri fratelli erano rimasti a lavorare nei campi. La
preparazione religiosa di Laura accresceva poiché, don Luigi, dava risposte esaurienti alle sue mille domande
e alla fine, la ragazza, fece della religione il centro della sua vita. A questo punto, la madre, si preoccupò
seriamente e cercò di sapere da lei quale fosse il motivo che la spingeva ad andare così costantemente in 
chiesa.

Laura rispose che a spingerla erano l'amore per Dio e l'affetto che provava per don Luigi e, a questo punto,
un giorno arrivò a dire che forse voleva diventare suora. La madre le impedì di continuare con questa amicizia
anzi, fece di più: a sua insaputa, andò a parlare con il sacerdote, certamente mortificandolo e incolpandolo
ingiustamente. Da quel momento, l'uomo si sottrasse alla ragazza e lei ne soffrì molto e fu costretta a
confessarsi da altri, ma nessuno le propose di farle da padre spirituale ossia di perdere tempo per lei e per
la sua anima più di quanto facessero per ognuno. La ragazza cercò altrove altri affetti e quindi fece le prime
amicizie tra le compagne di scuola e le si aprirono nuovi orizzonti di vita che il suo amore totalizzante per la
religione non li avevano fatto intravedere prima. Dopo tanto tempo, andando in chiesa a confessarsi, trovò lui
nel confessionale. Infatti, l'uomo, appena la vide, poiché doveva parlarle con urgenza, fece in maniera da
essere lui il confessore. La prima cosa che le disse fu: "Ciao Laura in Gesù" cosa che le piaceva tanto
sentire e che solo lui le avrebbe detto per tutto il resto della sua vita. "Sai, devo andare via di qui perché
sono ammalato, devo andare in una località del Trentino. Sono ammalato di tubercolosi e devo andare in un
sanatorio. 

Penso che non ci vedremo più". Laura non potè fare a meno di piangere e senza pensare ai divieti di sua madre
gli rispose d' istinto: "Don Luigi, ti scriverò, affinchè non ti senta solo" "Si, ma come la mettiamo con tua
madre?" "Non sono più una bambina e questa volta farò come dico io, mi dispiace non avere nessuna vocazione 
ma il tuo insegnamento ha fatto di me una cristiana convinta e per te, lo resterò per tutta la vita, non
dimenticandoti mai.
Sei stato il nonno che non ho mai avuto". Gli chiese se poteva baciarlo sulla guancia ma prima che l'uomo
acconsentisse la ragazza lo fece. Don Luigi, timido per natura, arrossì ma si capiva che anche lui la sentiva
come la nipote che aveva amato di più perché vicina al suo cuore e alla sua vita. 
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Pubblicata il 04-06-2012

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