Solo per un minuto

Frequentavano le elementari e si tenevano per mano, al liceo si tenevano ancora per mano. 
Pensavano con lo stesso cervello e amavano con lo stesso cuore.
Poco più che ventenni erano marito e moglie. Le famiglie li avevano aiutati, lui lavorava come 
contabile, lei era cassiera in un supermercato: Non avevano mai litigato, non avevano mai avuto
divergenze di opinioni.
Lui di sera studiava, avevano deciso che sarebbe diventato commercialista. Lei di sera guardava
la televisione, avevano deciso che, un giorno, avrebbe fatto la mamma.
Il tempo passava, gli anni passavano. Lui era ormai un quotato commercialista, lei una mamma
senza figli. Lui era spesso assente per lavoro, lei era spesso assente perché aveva vuotato una
bottiglia; lui era sempre più assente, rifiutava quanto stava accadendo alla sua compagna, non
la riconosceva e la sfuggiva. Lei era contenta di rimanere sola, davanti al televisore spento,
con la bottiglia.

Il tempo passava e si portava via il suo cervello, fino alla morte, il suo devastato corpo
viveva, la sua mente non c’era più.
Lui si accorgeva di amarla più che mai e con rimorso piangeva per aver fatto troppo poco, anzi
nulla… era scappato. Il sabato, tutti i sabati, andava a trovarla nella clinica che ora era la
sua casa. La pettinava, le metteva due gocce di profumo dietro le orecchie, accendeva lo stereo,
 la prendeva fra le braccia e la invitava a ballare. Ballava e le sussurrava quanto la amava,
la cullava mentre la baciava, le raccontava del sole e dei fiori nel giardino….parlava e cercava
 i suoi occhi, la sua bocca. Non li trovava. Ballava e piangeva “torna ti prego, anche per un
momento, sorridi buttando in dietro la testa come facevi un tempo, che io possa soffocare sul
tuo collo”.
La rimetteva sulla sua sedia e la legava, le aggiustava le mani in grembo una sopra l’altra, le
fermava il ciuffo di capelli appoggiandole la testa sul cuscino. 
In punta di piedi se ne andava.
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