Contare

Contavo, 
Da uno a mille,
Poi tornavo indietro.
L’ago entrava 
E usciva 
Trascinando
Un filo.
Rosso, 
Giallo,
Azzurro.

Contavo,
Uno, due tre,
Salta un punto,
Cambia tinta,
Ora accavalla.

Il mio contare era
Pensiero,
Desiderio di placare
L’ansia che 
Correva dentro.

Un bel fiore colorato,
Una scarpina da neonato,
Un fazzoletto col merletto
Un pensiero che scavava
Senza procurar dolore.

Mettendo ordine tra i fili,
Incasellavo i desideri,
Tra le maglie cadute
Lasciavo andar,
Le delusioni.

Riconoscevo nel lavoro,
Le pieghe sgualcite del dolore,
Del silenzioso pianto.
Con le mani le spianavo,
Con le labbra sorridevo.

Forse follia,
Forse non voler veder il vero,
Forse chiusura al mondo intero,
Forse paura, rifiuto dell’ignoto.
Contare in silenzio però aiutava.
data autore commento (si può commentare solo se si è loggati)
08-06-2014 Persico M. Rosaria Bellissima!!
22-05-2014 Angrisani Salvo Learco C'è tutto in quel "...riconoscevo nel lavoro,
le pieghe sgualcite del dolore, del silenzioso pianto..." Molto bella, seppur in una triste veste. I pensieri che prendono forma, e l'autrice canta quasi a voler..assopire l'istinto ed il dolore... Brava, molto piaciuta.
21-05-2014 Redazione Oceano Nell'allegoria di un silenzio schivo e osservato, si dipanano fili di colori alterni. Emozioni e sensazioni vissute dall'autrice, nell'anadiposi di dubbi che si piegano all'affermazione muta.