Nuvole che corrono
Il cielo terso, l’azzurro profondo, distesa sull’erba io guardo rapita, in una giornata di primavera, le nuvole che sembrano fuggire e cambiano forma nel giro di un secondo. A Gurrida ci andavamo spesso; li ogni tanto raccoglievo le verdure e facevo le capriole qualche decennio fa quando ero più giovane. Una distesa di terra pianeggiante che si perde lontano a vista d’occhio, solcata da torrenti, rigogliosa di verdure selvatiche e di erba verde, ricca di humus, lì pascolano le mandrie di bovini e si coltivano cereali, frumento. Quel grande territorio ospitava una volta tanta gente, venuta d’ogni dove per trascorrervi il lunedì di Pasqua. Allora non c’erano i recinti che separavano le proprietà, ognuno conosceva il proprio confine, nessuno rubava niente al proprio vicino; la fiducia e l’onestà facevano sì, che non ci fosse la necessità di fili spinati nè di pali per fare delle recinzioni. Chi si trovava da quelle parti poteva fermarsi, con il rispetto dovuto per le coltivazioni, per trascorrere le giornate all’aperto, godere dell’aria tiepida e consumare degli squisiti pranzi preparati la mattina presto da posare sulla tovaglia adagiata per terra, sull’erba verde e rigogliosa. Famiglie intere, amici riuniti lì per stare insieme a rendersi l’un l’altro delle ore liete; qualcuno portava la chitarra e insieme si cantavano dei cori di canzoni un po’ belle e un po’ stonate; qualcuno portava il mangiadischi per ascoltare le canzoni dei Beatles, di Elvis, di Bobby Solo o di Celentano; le ore scorrevano liete e veloci, si stava lì fino al tramonto. Ai bordi dei terreni coltivati, tra l’erba, si trovavano dei ciuffi di cicoria selvatica e molti approfittando della giornata trascorsa lì, ne raccoglievano tanta da riempire le borse, svuotate dai succulenti cibi già consumati. Vicino al mare, seduta sulla spiaggia mentre guardo l’orizzonte che rosseggia mentre il sole se ne va e s’immerge nell’azzurro di quel mare ormai turchese; a fior d’ acqua luccichii che sembrano brillanti; tra la fievole luce del tramonto leggere nuvole che corrono portando via pensieri e vite che si sprecano nel tempo mentre avrebbero potuto essere impiegate per il meglio. I bambini che giocano sulla spiaggia son restii a rincasare perché di giocare non ne hanno mai abbastanza. I pescatori preparano le reti per pescare quei poveri pesci ignari che si portano a fior d’acqua, pieni di energica vitalità da sfoggiare: ma molti di loro finiranno impigliati in quella rete che sarà la loro trappola impietosa. Il marocchino che passa per il suo ultimo giro sulla spiaggia, tra la grande indifferenza, supplicando tutti ancora una volta nella speranza di vendere qualcosa così da portare qualche altro spicciolo a casa.
data | autore | commento (si può commentare solo se si è loggati) | |
12-06-2014 | Gullotto Santina | Grazie per il bel commento. | |
12-06-2014 | Redazione Oceano | Tra i ricordi ci si perde e noi ci siamo immersi nel verde profumato scolorito dal tempo dell’autrice. Bellissime immagini, visioni oramai disperse dal tempo ma tanto care al cuore intenerito. |