Nel fiume di quel noi...

È quando sfogliando le pagine 
d'un grigio inverno, 
che di due vecchi amanti 
rimane un sole che opaca le ore. 
Quanto di niente resta tra le mani 
che tendo all'inesorabile vuoto 
che ora incespica il cammino 
su questa strada dove cadono 
bestemmie sulla faccia 
di un crocifisso nudo. 
Parole d'amore rincorse dai cani 
in quei ti amo ormai 
svuotati dall'amaro rimpianto. 
Un ti amo ustionato 
sul tramonto degli occhi, 
dove mani puttane 
spogliano i sorrisi di poveri uomini 
dentro saune d'amianto. 
E vomito assenzio su quelle parole 
ora pietrificate di cui invano mi saziavo. 
E mi scalcia i fianchi questa vita, 
in bilico, stanca, 
sul precipizio degli occhi, 
a lasciar scendere quell'ultima lacrima 
nel fiume di quel noi 
che m'ha ucciso e reso vivo.
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21-05-2014 Angrisani Salvo Learco Grazie di cuore alla Redazione per il commento espresso. Questa poesia vuole essere un ricordare quanto sia importante morire per poter rinascere...
21-05-2014 Redazione Oceano Intensità pregna di rimpianto, dolore, senso di vuoto. L’abbandono è tra i versi, avvelenati da parole ora pietra, macigni che pesano, mentre la vita non abbandona ma implacabile delinea i contorni. La parte finale ci conduce all'espiazione tra lacrime e liberazione. Piaciuta!