More selvatiche

Di ricordi ne ho piene le tasche
e gli occhi.
Colori e odori
fanno la spola tra le curve della memoria.
Si intrecciano, si accostano e si allontanano
dipende dal vento che soffia.
Sono corpi danzanti
o amanti su un letto di rose.
Sentono la musica, soltanto la musica.
A volte mentono
e mi abbracciano, nella menzogna.
Sollevano la mia anima da terra
placano i desideri
la nostalgia e la tristezza tramontano piano
senza avvisarmi.
Ricamano con fili d'oro e aghi di piume
cartoline di paesaggi cari.
Alzano la polvere di sentieri deserti
gli stessi che ho percorso tante volte.
Ho mangiato more selvatiche
incipriate di quella polvere
sporcandomi la faccia
tra ramarri immobili al sole d'agosto
e l'odore di terra.
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