Stazione Santa Maria Novella

Guarda. 
Il formicaio ogni ora
si spande
come sciabordìo di scarafaggi;
è un pullulare
di coriandoli umani
gettati a manciate
su due atomi in riga
dal cielo dipinto in faccia.
È il carnevale 
dello scrutarsi negli occhi
ma vedere degli occhi
la trincea che sussulta
d'occhiate armate
di chi non vuole 
spalancarsi a scelte non sue. 

È dove il tempo
sfrigola sui binari:
di chi arriva
di chi parte
di chi resta fermo 
dinnanzi alla vita 
che passa come un treno
gremito di occhi che lo fissano
finché di lui non rimane 
che un puntino lontano
che non è salito in corsa.
E intanto gli vola via la vita
tra i fischi gli annunci
e i passi concitati
come una pagina 
di carta argentata
che scappa dal vento. 
E il gigantesco orologio
lontano ma vicino
perlustra la sua anima.

E mentre tracolla in apnea
sul filo del non fatto
smette la fissità facciale
il mimo che biancica
nel nero afono del salone
ormai deserto: 
due soldi tintinnanti
nel cestino cantano
il carnevale della vita.
data autore commento (si può commentare solo se si è loggati)
18-03-2015 Redazione Oceano Una doppia metafora in questi versi:il Carnevale che s’identifica con l’apparire, e la stazione che altro non è se non luogo di transito tra arrivi e partenze che simboleggia la vita terrena, il tempo fuggitivo dell’essere qui e ora.
Il tempo è la costante e lo sfondo di questi versi, sia che sia scandito dai fischi del treno, sia che sia affidato alle lancette dell’orologio..e tra apparire ed essere..ci ricorda di vivere…