Dicembre (a mio padre)

L’infinito sé 
volò 
fuori dal tempo,

lasciando nell’aria
il suo richiamo
come un uccello migratore.

Vorrei respirarti,
- ancora -
perché sei il fiato
che mi hai tolto.

Ruscello di giugno,
sfociasti nei singhiozzi
di un inverno ammalato.

Finché guarderò il mare
cercherò ancora,
all’orizzonte,
l’infinito.
data autore commento (si può commentare solo se si è loggati)
17-01-2015 Mutarelli Alessandra Aggrapparmi ad un filo di speranza di una vita oltre la dimensione terrena è stato l'unico modo per fronteggiare il profondo senso di abbandono, che la morte di mio padre mi ha lasciato...
Ringrazio la redazione per l'attenta analisi fatta sul mio componimento.
17-01-2015 Redazione Oceano “Vorrei respirarti ancora perché sei il fiato che mi hai tolto”..ecco lo slancio lirico del componimento, per quanto non manchino valide metafore, ad esempio il richiamo dell’infinito che ritorna come uccello migratore, il ruscello che sfocia nei singhiozzi di un inverno ammalato..
Eppure questo componimento, sebbene faccia trasparire la malattia e la morte, ci lascia una speranza. L’autrice guarda il mare e scruta l’orizzonte per aggrapparsi all’essenza dell’infinito ch’era l’anima del padre e tuttora aleggia nel suo cuore e nel suo sguardo, perché l’anima cambia dimora, ma non muore mai.
16-01-2015 Mutarelli Alessandra ...sospesa al fiato che mi ha dato la vita, lo stesso fiato che mi è mancato nel momento del distacco...
grazie Mirella.
15-01-2015 Musicco Mirella Immensamente vera nel suo gemere l'amore.
Immagini dolci eppure tristi che accarezzano il verso, giungendo intense dentro ... parole condivise da chi ha provato il distacco e il dolore. Splendida ...
12-01-2015 Mutarelli Alessandra La morte è solo "silenzio" tra i corpi, condannati a non potersi più incontrare, ma apre a dialoghi più profondi tra l'anima di chi resta e l'anima di chi parte... Mi piace pensarla come un viaggio, senza confini.
12-01-2015 Di Paola Claudio il trapasso, il distacco dallo spazio e dal tempo, dal qui e ora, x noi che continuiamo a frullarci dentro la sofferenza delle dipartite, dei dolori, x loro che ci lasciano nn lo sappiamo. Che strano, l morte, la cosa più certa che ci possa appartenere eppure la più sconosciuta, la più misteriosa. Una lirica molto bella, carica di emotività "carnale", ma anche di interrogativi esistenziali legati nn alla ragione, ma al cuore.