La voce della pace
Chiedo un istante solo per me. Ascolta! Sono una dolce cantilena, butto giù muri e frontiere. Senti le note lievi del mio fiato? Scivolano dalle labbra e sanano ferite. PACE! Sibila il vento. Sillabe in sospensione pendono dal cielo come frutti maturi, Cadono nella gelata solitudine del mio palmo e l’eterno presente dell’amore, aspetta, paziente, per straripare come torrente che si riversa e si espande. Da quassù vedo! Teneri boccioli reclinano il capo su fragili steli, ventri gonfi sfidano l’invincibile oblio. Fiumi umani si tengono stretti, ammucchiati, come foglie secche fiancheggiano la paura. Laggiù! Una mano soffoca il pianto di una madre lo spegne in un lamento che d’amoroso diviene disperato. Crude mattanze di soldatini di stagno sotterrano anime da preda, scarne sirene giacciono negli acquitrini di felicità segregate. No, tu non puoi vedere! C’è una creatura, accoccolata, nuda, incuriosita dal respiro della terra, stana e cattura piccoli insetti, masticati, digeriti, alla conquista di un lampo di vita. Più in là, in fondo, occhi di pece nascosti da manti sentono a malapena la carezza del sole. Insetti danzanti oliano ingranaggi ronzano tra caviglie ossute impigliate in listelli corti di perché a mille voci. PACE! Sibila il vento. Sillabe in sospensione pendono dal cielo come frutti maturi, cadono nella gelata solitudine del mio palmo e l’eterno presente dell’amore aspetta, paziente, per straripare come torrente che si riversa e si espande. Cosa fai? Piangi? Credi senza vedere?Allora c’è speranza! Fa’ presto! Altrimenti, sarà inutile chiamarmi!
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