La lettera

Caro figlio,
sei testimone della mia nostalgia. 
Sono due anni che sei partito per Toronto e da due anni, 
appena sveglia, segno con il pensiero il lavoro e il riposo delle tue giornate.
Gli oggetti della tua stanza profumano sempre di te.
Ricordi quella pianta di gelsomino che mi regalasti al mio compleanno? 
Cresce rigogliosa, i  rami si arrampicano sulla spalliera del terrazzino, 
la colmo di cure, come facevo con te quando eri a casa.
Vorrei con le parole riempire questo foglio di tutta la tenerezza e 
l’amore che non ho mai saputo tacere.
Quando ti scrivo comincio a prendere respiro, 
i ricordi si fanno più chiari, 
è importante dirti cosa significhi per me.
Spesso tra la folla mi pare di scorgere i tuoi occhi inquieti.
Ogni frase che segno su questa pagina mi dà serenità, 
spesso il tuo volto si fa nitido e rivedo il mio ragazzo, 
con la sua onesta e profonda serietà di un solitario.
L’impazienza di rivederti spesso mi assilla, 
le mie braccia cercano di continuo un abbraccio 
e mi sento piccola, anonima, in questo mare di attesa.
Le giornate sono tutte uguali, 
ad ogni ora del giorno mi chiedo cosa fai, 
di notte mi addormento con rassegnata malinconia.
Neppure l’arroganza del sole più splendente riesce a dissolvere 
la tristezza di saperti così lontano, 
mi hai scritto che la prossima primavera verrai a Napoli, 
porterò pazienza, 
ho voglia di esprimerti la mia gioia quando ti rivedrò.
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