Rudi tratti
Passeggiava sul marciapiede della grande piazza, lento, con l’espressione in viso di chi pensava che il meglio sarebbe ancora dovuto arrivare. Molti uomini sedevano ai tavoli del bar coperti da un tendone che li riparava dalla continua pressione del sole cocente. Più in là i raggi del sole morbidi si intrufolavano tra le crepe dei parasole zebrando con spazi particolarmente illuminati, le superfici sottostanti. Avendo percorso già diverse volte la parte di strada che adesso gli si apriva davanti, Corrado girò l’angolo, scomparse dietro le palme, per riapparire dall’altra parte della piazza dopo appena qualche minuto. I visi abbronzati dei passanti e la stessa piazza, scavata tra i bar e gli stabilimenti balneari, rimandavano la mia memoria in cerca di significati sepolti nel passato. Il sole si apprestava ora a tramontare ed il mare, poco distante da noi, si avvolgeva e riavvolgeva su se stesso per esplodere in rumorose onde. Ogni sera, dopo il tramonto, gli abitanti del piccolo paesello si precipitavano in massa al bar, mentre alcuni giudicavano vizioso questo comportamento, vedendo talvolta in esso il segno di una profonda crisi dei valori. Piccoli intermezzi di silenzio venivano infranti dai forti rumori di motori a due ruote su cui i ragazzi montavano per spostarsi e, a volte, per rinfrescarsi. Le loro ruote fendevano così l’asfalto ancora carico di calore. Il solo vederli passare provocava indubbiamente una sensazione di peggiora- mento in chi, fermo, non riusciva a trovare un po' di pace. Di tanto in tanto si udivano forti risate provenienti da questo o quel gruppetto in sosta, tanto che qualcuno sentendosi disturbato esprimeva un forte disappunto con loquaci espressioni del viso. Quel forte riso che sembrava provenire da più direzioni mi stimolava a ricordare i giorni della scuola, quando in classe ci capitava di avere il bisogno di ridere così forte da mandare su tutte le furie i professori. Lo spazio scintillava quasi fosse metallico, dei colori più o meno estivi delle gonne che le donne indossavano, mentre visi irrigiditi e nervosi si astenevano da un minimo accenno di sorriso quasi temessero di far rovinare a litri il loro trucco sulle scarpette nuove colore argento. Adesso la temperatura continuava a salire, il movimento globale diventava frenetico e nevrosi nuove venivano alla luce in volti scavati dal sudore. Fu proprio in quel momento che mi accorsi che Corrado era tornato a passeggiare andando avanti ed indietro senza stancarsi; proprio quando le persone tornavano a casa per poi affrontare, nuove esperienze notturne fatte di party innocentemente alcoolici. Nessuno lo osservava per quanto potessi vedere. D’altra parte eravamo rimasti in pochi a quell’ora, ad oziare all’aria aperta, quando un uomo, mai visto prima, scese da una grossa auto chiudendo forte lo sportello e si diresse con passo fermo e deciso in direzione del tabaccaio chiuso che mi stava di fronte. L’uomo alto e ben agghindato lo incrociò, lo scrutò dall’alto in basso, con un’aria di fine superiorità fatta di occhiali da sole in plastica. Era fermo adesso, sempre li e, a sol guardarlo, risultava assolutamente spontaneo pensare che il meglio sarebbe ancora dovuto arrivare.
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20-01-2016 | Redazione Oceano | Ricordi in movimento scorrono i fotogrammi facendoci impossessare del pennello con cui magistralmente definisci il susseguirsi del dintorno che t’avvolge. Un istante immortalato perché “ … il meglio doveva ancora arrivare”. Le percezioni sensoriali catturano lo sguardo inducendolo a seguire i tuoi pensieri in sintonia d’ascolto. |