La voce del ruscello
Ora che nell'alveolo del mio vivere, scorro, placido fiume, sempre più con la mente ripenso al ruscello color di madreperla che ero, in quei giorni d'infanzia quando strade e scorciatoie erano mie. Non c'erano confini, non c'erano barriere, cercavo i nidi nei prati aperti quando la falce di luna era fatica e sudore in mano ai contadini, quando lo stupore della vita era la mia prima scuola e pur non cogliendo mai acino d'uva nè frutto offerto al sole, tutto era mio nel rincorrere libellule leggere di sogni e liberi voli. Chissà se la chiocciola curiosa che s'arrampicava sulla siepe amica, ancora ascolta il singhiozzo del grillo nel prato di sera o il canto dell'usignolo al mattino? Chissa? Di quel sogno perduto oramai mi resta il trillo argentino di quel ruscello, una voce che al cuore richiama felici ricordi, ora che sempre più riscopro amati volti perduti, fronde spioventi a riflettersi nello specchio incrinato del mio fiume.
data | autore | commento (si può commentare solo se si è loggati) | |
11-11-2012 | Cugudda Maria Rosa |
Versi eleganti e particolarmente profondi, coinvolgono positivamente il lettore, sempre molto brava la nostra poetessa! |
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31-08-2012 | Gazzaniga Rosanna |
Stupenda introspezione, il ruscello che diventa fiume, che cambia l'ampiezza e il suono dello scorrere della vita... Ciao Loretta! |