Agnese (il branco)

(Infante Maria Teresa)


Stessa strada verso casa, ogni buca ti racconta,
quel portone, testimone, del tuo bacio al primo amore.
Sei cresciuta tra i tuoi sogni
e domani c’è l’esame che ti chiamerà “dottore”,
la tua tesi tra le mani e le cuffie nei capelli,
e con Liga per compagno, ridi e intoni una canzone.

Tra un lampione e un marciapiede
pesti l’ombra che si allunga,
e vorresti superarla ma ogni volta è più veloce,
poi improvviso c’è l’inganno : lei si sdoppia e ti sorprende,
è un confuso vorticare, forse solo un girotondo
sono tante, sono oscure, hanno mani e fanno male.
Come è freddo quell asfalto sotto le tue chiome bionde,
e le mani cartapesta, come piume tra gli artigli,
ti ritrovi tra le unghia fango e putrido sudore.

Non svegliarti, stai sognando,
sono bestie scaturite dai tuoi incubi peggiori,
sono ratti delle fogne , sono sputi del Dio vero
che ha voltato le sue spalle per nascondere le lacrime,
per ammettere l’ errore che di umano non ha nulla,
ma di iena il fetore, e la fame che divora anche un fiore annichilito,
con i petali che cadono imbrattati di vermiglio
e non è, bacio di more, né di fragole carezza.

Chiudi gli occhi, sei lontana..
non c’è corpo , non c’è pelle, ma l’oltraggio come lama
ha trafitto il tuo bel cielo e disperso i tuoi colori,
geme il vento, piange il buio incolpandosi del nero
e le cuffie sul selciato solo note in mezzo al fango.

E si sveste anche la luna, non c’è festa questa sera,
c’è da aggiungere una stella sopra il manto del creato.
Ciao Agnese….canta ora una canzone,
la tua tesi la terrai ,ad un giudice supremo
e se mai saprà ascoltarti
digli che avevi un sogno, una vita tra le mani
…e le cuffie nei capelli.