Olocausto

(De Michele Maria)


Il fumo disegna destini che brillano come fuochi lontani
riverbero di un canto ancora tiepido di vita.
Tra effluvi di escrementi dal puzzo di bruciato germoglia la paura.
Il vizio della fantasia allontana vascelli in bottiglia
verso arenili internati nel cuore di verità perdute
nell'oblio di un attimo dopo.
Ceneri, polvere sulle cose,
impalpabili riflessi al passaggio di pensieri felici.
Spinto nella terra della colpa il silenzio di dentro si dilata
tragico
inaspettato.
L'oscurità sfugge al dominio dell'amore e si incammina,
sempre di schiena, senza mostrare il volto.
Il delirio di onnipotenza firma atti di morte
di occhi spariti nella testa, sbavati di rosso.
In ginocchio,scheletri,
colti da estasi improvvise,oscillano tra disperazione e speranza,
ripiegati su se stessi leccano acque limacciose,
nutrimento di palati crepati dove ogni goccia conta.
Larve ingombranti di fiumi dolenti aspettano fino allo stremo,
ma finanche il tempo stenta a trovarle.