La casa della nonna |
Penso di esserci stata da sempre in quella vecchia casa della nonna. Adoravo ogni angolo riempito di ninnoli, i muri screpolati, le ragnatele e la polvere le stanze in successione, le porte spalancate, gli infissi scricchiolanti e le piastrelle di graniglia, il bagno freddo di ruggini e la cucina calda, l'accogliente polmone della casa. C'era sempre la nonna davanti al fuoco dal suo scanno dava ordini e controllava il cibo ... non sapeva far altro, così opulenta e matronale. Ne porto il nome, non bello, e me ne vanto. Mi rincorreva con la sua voce pastosa, mentre io mi rintanavo nei posti segreti, i sottodavanzali, le nicchie d'ardesia i piccoli vuoti scavati per accogliermi ... la chiamavo a cercarmi, ma non veniva mai. Mi trovavano a sera, impolverata e stanca magari addormentata ai piedi del lavatoio o rannicchiata sotto il pozzo in cui si gettò la servetta violentata dal padrone. Bussavo alle vecchie pareti per averne risposta, non per sentire l'eco inanimato delle pietre ... in quella casa io cercavo la vita. Invece, nel giardino, solo dalie intristite, digitali spoglie e campanule accasciate. Anche senza rumori quella casa fu per me un guscio, una preziosa conchiglia. Ma si sgretolò troppo in fretta, e mi espulse senza avvisarmi. E rotolai via, piccola perla informe. |