Una storia senza nome

(Baldinu Stefano)


Fremono le luci sui poveri tetti
diresti la vita un dolce rumore
appena addormentato.
Come beve distratto il vento
all’assonnata fonte dove una fanciulla
vi ritorna simile ad un cuore risollevato
da un soffio
il bello sguardo vi s’affonda, vi s’addormenta
senza peccato, innamorato, bellissimo, esitante
d’un gioco di riflesso annuvolato.
È questa la prima luce che scorre a primavera
d’un ritmo cheto a ricomporre aritmie
l’antico dolore che fa scendere là
dove la tristezza sottrae alle rose
le amorose prodezze, gli odori,
le piccole vigilie dei sensi.
Eppure solo per averla guardata
mi sarebbe bastato dirle: “Stammi dinanzi
presto vien l’alba, l’ora in cui s’aprono
le porte del mondo, l’ora in cui cade
pigramente ogni pena, ogni silenzio
sul filo dei panni e sulle luci che si baciano
sopra le periferie”.
Ecco, sui poveri tetti s’è chiuso un libro
una storia senza nome
la sua bocca se ne va a cercare il male e il bene
come il mare a sera fra i caldi relitti d’alghe
sull’ampia spiaggia.
Ha piume leggere la triste luce
passano le ultime ombre sul viale
la pazzia solitaria del vento sulle umide scale
sola e seduta cadeva in me la preghiera
come una vita lontana senza rumore
mentre già si affannano più dei treni
gli scialbi fuochi dell’aurora.