Le parole che non so dire

(Baldinu Stefano)


Ogni notte io sogno di essere un pesce qualunque
per nascondermi nell’immensa profondità del mare
fino a dove si possa imitare il canto delle balene.
Da quando le fate mi hanno generato
un minuto prima della mezzanotte
il mio mondo è rimasto quel fermo immagine di silenzio
che mi fa rimanere sospeso dentro una bolla di sapone
un tempo, un luogo, una pianura sconfinata
che io solo conosco incapace di contenere
tutte quelle parole che non so dire
una stanza deserta dove ogni giorno
mi sorprendo a rimettere in ordine
una sintesi di gesti e ali frantumati
dai miei atti furibondi all’apparenza distanti.
Se il mio sguardo scende altrove
come l’orma eclissata di un abbraccio immaginato
a fissare le cose in fondo all’infinito
è perché io non so tendere la mano ad ascoltare
questo mio silenzio e camminarvi accanto come
una mollica d’aria per mano al vento.
Lo so, per voi non sarò mai completamente adulto
mi considerate un errore di ortografia lunare
fra le righe del cielo, una parola intraducibile
del vostro dizionario
solo perché siete così complicati da non saper distinguere
nell’inerzia delle mie labbra ingenuamente esposte agli altri
la sottile bellezza delle parole senza voce celate
dalla mia diversità quando, senza veli né bugie,
nelle immense profondità oceaniche dell’anima
mi sforzo ogni notte di sognare il canto delle balene.