Oltre i sassi la cattedrale d'ulivi

(Bacca Enzo)


Sogno ancora quel muretto a secco
che varcavo in certe albe serene
quelle di rugiade radenti, azzurrine
mi portava negli spazi di silenzi e ombre giganti
tra gli ulivi più vecchi, addormentati.
Non mi curavo di ginocchia levigate dai sassi
frustate dai rovi, dai giunchi più bassi
neanche dei tanti starnuti di prima frescura.
Vegliavo i rumori lievi della campagna
rubando alla natura la quiete dei prati
e correvo ad abbracciarli tutti
i maestosi manieri dai fusti nodosi, avviluppati
e respiravo i loro casti lamenti
al primo vagito dello scirocco tra i rami
quando il flusso leggero solleticava le foglie
soffiando dispettoso sulle gocce di brina.
Sogno ancora quel muretto a secco
che volgeva ad Oriente, alla marina
baluardo di gotiche atmosfere
porta dischiusa di cattedrali all’aperto.
Gli antichi giganti come cavalieri del tempio
immobili, marmorei, sculture di Dio
custodi dell’aria e madri e figli e linfa. Guerrieri di pace!
Mi perdevo nel loro alito, nel tepore divino
e indossavo i raggi sospesi di pulviscolo, densi
fiondati tra i pertugi del fogliame.
Ascoltavo l’eco dei risvegli, il battito della terra.

Ora temo che oltre le pietre sconnesse
le contorte radici, le mie radici d’infinito
divelte dall’ariete che espugna la cinta
davanti agli occhi umidi…divampi il deserto.