Babylonica

(Mattioni Federico)


Fili d'erba agitati. Distese di prati in fiore con le calendule mosse in bella vista. I rami degli alberi piegati dalle sferzate del vento. In primo piano i lunghi pini. Una prateria e una casa con un mulino. L'acqua che in ampie volute emette zampilli in ogni dove, fino a orlare le punte delle margherite di carezzevoli goccioline di vivace freschezza. Fragoline e piccoli arancini spuntano dal folto bosco della vegetazione circostante. Una pianta d'aloe rigonfia di succo di vita ammanta una donna che nuda prende il sole, ignara del mio sguardo. Ma da dove mi trovo, qualcuno mi noterà? Due innaffiatori sono accesi da mani sconosciute, regalando al prato l'acqua necessaria alla crescita naturale del verde. Verde ovunque. Interminabili vallate punteggiate dai colori di differenti fiori sono ancora smosse dal vento che strema la resistenza delle foglie. I pioppi sembrano muoversi a ritmo di una sinfonia. Una miriade di pollini sbattono contro la corteccia brunastra e dalle sfumature grigiastre di un castagno intensamente solcato dai segni del tempo. La donna, priva delle sue vesti, si allontana dalla sua rigenerante pianta d'aloe, per correre libera e scoordinata fino al fiumiciattolo, dove ad attenderla c'è un uomo nudo intento a d ammucchiare sul suo petto calendule. La pelle bruna dell'uomo ammantata dall'arancione dei fiori delle calendule accendono la donna, rincorsa da una moltitudine di pollini che di colpo si dileguano nell'alto dei cieli prima di essere infradiciati e lesi al suolo dal potente gettito degli innaffiatoi. Riusciranno mai a notarmi da laggiù? Una coppia di anziani percorre cautamente il sentiero che li conduce dalla loro piccola fattoria fino alla sorgente del fiume. Accanto al fiume un lago. Ai bordi del fiume quattro rane saltellano danzanti. Una lepre taglia la strada alla coppia che per un attimo si ferma per seguirla con lo sguardo. Poi riprende il cammino accompagnata dal fedele cane. Si tengono per mano. Nell'aria, un dolce odore di menta e rosmarino. Poco distante dalla coppia di anziani a passeggio, una fitta serie di funghi spunta dalle parti di terreno innaffiate. Intorno, innumerevoli lamponi combattono la presenza ostruente dei fiori gialli del vischio, spuntanti da un tiglio attiguo. Le foglie da dove spuntano i lamponi si allungano per farsi notare dagli anziani. Ne raccolgono alcuni, assaporandone il gusto con puerile parsimonia. Un bambino spunta dalla parte opposta della vallata facendosi largo fra una interminabile succursale di lunarie che il fanciullino scambia per monete d'argento. Alcune le stacca, convinto possano esser utili, portandole via con sé. Nella loro bella casina di legno, ci sarebbe bisogno di una ristrutturata al capanno. Il piccolo corre il più in fretta possibile per portare le monete che illuminate dal sole sembrano davvero monete. La giovane coppia, nel frattempo, si bagna nelle acque del fiume e trova ristoro ai piedi del sole e di due vitali betulle. Attorno, una distesa concentrica di viole. La giovane coppia decide di prendersi lì, immersa nel viola e poi nel rosa e nel rosso di due rose dalle quali sembrano trarre nuova linfa. Le odorano, le baciano, ne assaporano i petali e di colpo si trasformano in aquile, volando oltre le nuvole che timidamente si affacciano nel cielo. Pieno pomeriggio. Gli anziani sistemano la loro coperta tra il fiume e il lago. Si accarezzano, mentre il cane inizia a giocare con un gatto che ha appena fatto capolino da un folto fusto di gerani. Forse adesso possono vedermi. Mi vedranno quando bacerò la sera. Non mi sento più solo. Non sarò più soltanto un salice piangente dalla vita breve, riversato verso il basso, timido e, appunto, piangente. M'innalzerò nell'aria tiepida del mattino primaverile e in un soffio di vita muterò forma e mi accoppierò anch'io, come un salice ridente. Eccone un altro. Si avvicina a me. Non è uno di loro. Ma una pianta che non ho mai notato. "Riesci a vedermi?", bisbiglia volteggiando nell'aria.