Con i miei occhi

(Balestrero Daniela)


Intorno tutto tranquillo, almeno così mi pare, dalla vista che ho dalla mia altezza, che tanto alta non è,
ma rappresenta buona parte del mio orgoglio.
Un poco sopra la sessantina di centimetri circa, comprese le orecchie che tengo sempre ben dritte... ops,
scusate, non mi sono presentato: sono Elfo, un pastore tedesco, nell'adempimento del suo compito, del suo
piacevole e onorevole “compito”di cane-guida per non vedenti, così mi definiscono, è la mia “qualifica”,
dicono: per me è semplicemente accompagnare il mio amico-padrone nella sua vita quotidiana ed offrirgli quello che lui ha poco o nulla: gli occhi.
Alla seconda fermata scendiamo lentamente dall'autobus, sono fortunato, gli posso stare accanto,
ma so che devo restare buono buono, in silenzio ed abbaiare per comunicare con Delio: lui riconosce, ormai, tutti i toni dei miei guaiti, come io intuisco dalla sua voce i suoi stati d'animo.
Siamo arrivati: oggi passeggiata ai giardini e gelato.
Si sente la primavera nell'aria.
Terza panchina a sinistra, eccola, un solo guaito e Delio si ferma, « É libera? » chiede.
Credo di capire...un altro piccolo guaito, lo conferma, « Bene sediamoci ».
Lo accompagno vicino vicino, in modo che possa toccare il ferro freddo dello schienale, poi mi accovaccio ai suoi piedi.
L'aria mi accarezzava il pelo, seduto a terra con le zampe allungate, assaporavo quell'inizio di primavera, il
via vai di persone che si muovevano senza fare caso a me, mentre io le guardavo senza un interesse particolare, mantenendo fra me e loro una certa distanza di “sicurezza”.
Una distanza dovuta alle mie caratteristiche e alle nostre diversità che uniscono, ma ci differenziano per natura.
Abbiamo bisogno uno dell'altro, ma anche no, possiamo vivere distinti, rispettosi uno del mondo dell'altro.
Una bambina si ferma e mi accarezza, resto in silenzio, un mio guaito potrebbe allarmare Dario, ma lui sente il suo profumo e bisbiglia.
« Piccola o grande...» chiede.
Non capisco le sue parole, ma il tono della sua voce è debole, quasi malinconica, mi avvicino di più alle sue gambe e lui allunga la mano per farmi una carezza che scivola nell'aria: ho capito...ci penso io...
Alzo le zampe e le appoggio sulle sue gambe.
Lui affonda dolcemente le dita sul mio pelo...ora, penso, sorrida.
«..Se non ci fossi tu...»
É l'ora del gelato, due abbai brevi e decisi, e la voce del ragazzo della gelateria aldilà della strada:
« Arrivo! Il solito Dario?»
Il solito Michele, « Stracciatella per me e una ciotola d'acqua fresca per Elfo! »
Man mano, le panchine si svuotano, il sole non è più caldo come prima, Delio si alza, si torna a casa.
Dopo pochi passi, mi fermo, siamo alla fermata dell'autobus, ma Delio tira deciso il mio guinzaglio.
« Andiamo!» ordina.
Tento di protestare con un leggero guaito, « Passeggiata, torniamo a piedi » risponde.
Intuisco che devo dare il meglio di me, tutta la mia attenzione in quel breve tragitto, ma almeno posso fermarmi a fare pipì...al platano del semaforo...