Lupa
Ti vedo bella come sempre, immensa come l'universo,
unica e speciale, con quegli occhi neri e splendenti,
c'è traccia di te nei colori dell'amore che mi fai vivere,
nell'immensità dei tuoi incomunicabili silenzi.
Vedo attraverso i tuoi occhi, sorgenti di vita,
stelle accese che schiudono il cielo della sera,
e in loro cerco le mie verità fra l'oggi e domani
e incido nei miei pensieri ogni attimo con te.
Voglio da te ciò che non ti ho chiesto mai,
lupa di montagna, voglio fremere, dissetarmi,
liberare l’inconscio irrazionale, ti desidero,
in una febbre d’estasi senza vincoli, senza leggi,
varcando ogni spazio temporale in questa mia insana pazzia.
Noi siamo anime astratte, percezioni visive in movimento,
eterna sensazione di libertà in questo tempo che s’infrange
sui binari dell’indifferenza, sulle rotaie della vita,
nell'assoluto universale, nella prigione del silenzio.
Come sarebbero le mie notti senza te
se non dormissi più fra le tue braccia?
Non avrei più voglia di volare, di vivere.
Ho ancora sulle labbra il sapore dei tuoi vent’anni...
Dentro te
Guardo il cielo e cerco di trovare un'impossibile risposta
tra le stelle che a brillar nello spazio illimitato
son come pioggia sottile, opachi bagliori evanescenti,
vaghe al cercar l’anima, il sogno eterno di ogni uomo.
Annebbiano l’essenza calpestata dal destino
senza distinguer giusta via, a segnar tempo,
abbandonato ai sensi l’intelletto
nell’arsura di un pomeriggio d’estate..
Tra gli alti giunchi, dove germoglia e fiorisce
la tua immagine riflessa in uno specchio finto,
son qui a seguir della mia ragione il mio istinto
ma più affondo in te tra queste indefinite mura..
Nel forziere dell’incoscienza conservo i tuoi eccessi,
tu che mi hai portato l’anima lontano
scalza mi vieni incontro per non disturbare il silenzio,
per lasciarmi annegare in ogni tua verità..
Ed io mi perderò nei tuoi baci, nella tua pelle,
in una spirale infinita di pensieri innocenti,
negli angoli incoscienti della tua anima,
in un'altra dimensione che ha il profumo d’eternità,.
inebriandomi del tuo fragile riflesso evanescente,
dei tuoi spazi di luce, nell'ebbrezza di un brivido...
così mi specchierò nella luna al fine, come araba fenice,
come un fiume che scorre lento sotto i piedi del mondo.
Brezza del mare
E' giunto il maestrale, freddo, e gela le mie lacrime,
linea di cintura all'orizzonte, azzurro nascosto,
onda che trascina onda, piega infinita del mare,
che s'increspa per toccar riva sull’arenile piatto.
Un filo di brezza turba questa immensità
e asciuga la mia pelle, spiaggia deserta,
sabbia, granelli di vita sfiorati dai gabbiani,
ali nel vento, bianche come neve al sole.
La sento sulla pelle, che mi prende per mano,
in questo andar veloce sento la sua forza,
in trasparenza di luce, mentre veleggio sui bordi
di una scia e mi perdo nella sua eternità.
Tu che lambisci mille terre, che ricordi antiche fughe,
a te dolce brezza, che ami il cielo e ne fai parte,
regalo i miei pensieri, atomi impazziti nell'immensità
che cresce dentro, portali con te... sopra questo mare.
Ora me ne andrò, raccolgo un po' di ghiaia,
un po' di sale azzurro, un po' del vuoto che c’è in me,
più non scorgo l'orizzonte del tuo essere...
quanto è diverso il mondo se il tempo lo scolora!
Tu brezza, che voli leggera e ti lasci trasportare,
lingua di luce, specchio riflesso sull'acqua del mare,
che voglia avrei di seguirti per trovare identità,
di volare con te per sentirmi libero, fuori da ogni mondo.
Dimenticanze
Cerco invano in ogni angolo del cielo,
negli spazi siderali, nelle terre di confine
il dilatarsi nel tempo d’una luce spenta.
Dissolvenze si denudano in tessere di memoria
a formare in questa quiete un evanescente mosaico,
che acuto irrompe dentro come patto vivo nell’oblio.
Esule destino, avvolto da taciturne foschie,
che piega e s’apre al vento in nube leggera,
impalpabile nel respiro d’attonite foglie.
Padre di tutte le acque, da fratello a fratello,
questa notte varcherò la nuda soglia del mio rimestare,
nel breve lampo di tempo in cui berrò a piene mani.
Ho atteso a lungo quest'albore in vortice sul finire,
sull’arenile madido di antiche saghe...
e mi ritrovo solo, assorto nelle dimenticanze!
Obliqua luce
Un’altra luce di luce fredda arde
di seme avverso in seme d'esistenza...
aspra e sagace, a raffiche, braccato
nella corsa inquieta del mio tempo.
Muove a possedermi... silenzioso e inerme,
in preda ad ansie e inutili attese
non ho più voce per gridare, esausto di speranze,
d'inesplorate geometrie e d'infiniti sensi.
Schiva s'allontana nel buio dove spazia,
che ancor non mostra intendere la mia strada,
raggio d'obliqua luce intensa di suo slancio
che il mio cielo più atro è ancora e buio mi ritorna.
Io sono cielo in fredda lontananza
e se nel mio blu dimora sola luce
tu, anima mia, non cedere a paura
perché nel silenzio l’anima si sfrena.
Non so quale sia la vera luce, l'esile luce,
ne di certezza d'altra luce che si leva avversa,
l’anima trafitta si disperde nell'implacabile assenza
d'assorta intensità e d'impervio sguardo.
Maria Teresa Infante
(poetessa, scrittrice)
Mai connubio fu così naturale fra l’uomo e il poeta.
Nessuna contraddizione, contrasto o discrepanza, tra il lirismo e il “modus operandi” di Massimo Massa, in cui l’uomo dalla grande anima e l’artista si fondono in un “unicum” che ben si delinea e si espande nella trasfigurazione di “Evanescenze”.
Un incedere introspettivo continuo in cui non contano i contorni cronologici, perché filo conduttore è la celebrazione della libertà, nell’estasi in cui l’anima si eleva dalla costrizione della materialità riappropriandosi della sua essenza, scevra dal fardello della quotidianità, pur non perdendo il senso con la realtà alla quale è ancorata da vincoli affettivi ben saldi e imprescindibili, come nelle liriche di intima comunione, dedicate ai suoi due figli: Se ti sentirai solo nelle notti buie e le tue ali / non avranno cieli azzurri per volare / allungherò le mani e restringerò lo spazio dove non arrivi tu.
Quindi nessuna antitesi preconcettuale dell’essere e dell’immaginario in versi curati nel lessico e nella trasposizione di pensieri, lineari e pur finemente elaborati con la perizia e dovizia di un artista in cui il particolare non è mai elemento di contorno al tutto, ma assume rilievo come parte interagente di un itinerario mentale costruttivo; sicuro retaggio di una mente analitica e selettiva quale un informatico, come il nostro Autore è nella vita.
Ma l’autore è anche il poeta dell’universalità dell’Amore, in cui la bellezza interiore vive in simbiotica naturalezza con emozioni, passioni, sogni e voli pindarici, e al contempo è anima alla continua ricerca di una pace anelata, vista come approdo chimerico dall’ansia degli affanni , mèta di un percorso che si linda dal vissuto nel raggiungimento di una catarsi interiore che ne acquieta i sensi. Scriverò di te i più nascosti versi / nei silenziosi giorni del mio tempo a divenire / scriverò di te, della passione che non so domare / del mistero che non so svelare… che mi lega a te.
E non c’è frattura psichica né rammarico di percezioni evocative nel lirismo del nostro Autore, ma una pacata consapevolezza , sulla base ipotetica di esigenze interiori compensative di emozioni proprie. Vivo in un grammo di luce, oltre l’immaginazione / come ombra silenziosa di alfabeti sconosciuti / in fitta trama di inutili promesse / col peso dei miei anni che mi legano il respiro. E’ qui la poesia dell’anima, su cui, come edera selvaggia si ramifica e affonda profonde radici EVANESCENZE.
Monica Pasero
(scrittrice)
Fin dai primi versi mi ritrovo rapita dalla delicata penna dell’autore, che con un’eleganza innata mi trasporta nel suo mondo interiore, aprendomi le porte del suo cuore, invitandomi con umiltà a condividere con lui le sue più intime emozioni.
Ogni lirica tocca tematiche legate al suo esistere. Lo ritroveremo padre, compagno, figlio e soprattutto “Uomo”. Metterà a nudo il suo spirito, le sue paure, i suoi desideri, le sue passioni. Liberando così il suo estro e donandolo alla carta. La penna di quest’autore si tinge di tonalità femminili, le quali traspaiono fortemente nei suoi versi. Una peculiarità questa, che deduce in quest’uomo una grande sensibilità e un immenso trasporto per l’amore in tutte le sue molteplici sfaccettature.
Un viaggio introspettivo il suo, tra gli anfratti di un'anima pura dove emergono i suoi originari timori evidenziati in ogni poema da vene malinconiche in cui germogliano riflessioni sul tempo che passa, fugge via inesorabile, mutandoci fino alla fine dei nostri giorni. I suoi componimenti però combinano questa sua nostalgica scrittura a emozioni intense, come la passione per la propria donna, l’amore per la vita, per la terra e le sue origini. Donando così al lettore suggestioni profonde, pure e soprattutto “Vere”.
Una silloge da leggere con calma, da assaporare lentamente, come una dolce carezza che quieta l’animo e dona serenità. Respirando insieme al poeta le sue sensazioni, rivivendo con lui quegli istanti così intimi, ma comuni a tutti noi.
In fondo lui narra il sentimento nelle sue più svariate interpretazioni, racconta ciò che siamo, l’essenza del nostro esistere, l’amore puro e vivo che ognuno di noi cela nel suo profondo.
Mauro Romano
(giornalista)
Nel leggere i policromi versi di Massa V. Massimo, “arcobaleni vestiti di luce”, non subito catalizziamo che lo sfiorarsi delle mani in una carezza, delle labbra in un bacio, dei corpi in un magico amplesso, sia la spinta decisiva per elevarsi verso sfere trascendentali, eppure così a portata di mano.
E’ un inno incessante alla donna amata: idealizzata nei propri sogni ma terrena negli ardenti desideri; blindata nell’angolo prediletto del cuore ma spasimata nella propria alcova … anche se lontana. Amore non sempre idilliaco, quindi, ma che scandisce i tempi della passione sbirciando dall’oblò delle ansie quotidiane, avviluppandola ad ogni circostanza di vita.
Ed allora, il poeta, attingendo ad un empirico e crudo realismo, “Trascino i miei giorni nei silenzi d'ombra” avvertendo “Tracce d’Inferno” quando dell’adorata ne pesa l’assenza. E scopre di dover fare i conti con le “Dimenticanze”, “Per leggermi al contrario”, “Come specchio senza immagine!”. E senza mai darla vinta al destino che frappone ostacoli ai piaceri dell’esistenza, il Massa prova l’attracco più indolore ai porti della vita, dopo aver sorvolato pianeti sconosciuti, nella certezza che “in un volar di piume torneremo a vivere!”.
Solo così il rumore dei silenzi che inaspriscono le “lontananze”, non induce a rinunciare al sogno, alla speranza, all’addomesticare la “lupa di montagna”. E’ la forza della parola, corposa ma “levigata” a dovere, ad indirizzare la poesia di Massimo oltre gli schematici archetipi della straripante onda della “poesia” contemporanea, “verso un indeciso punto all'orizzonte”, nella consapevolezza di non essere “Stilo che graffia fogli bianchi”.
Vincenza De Ruvo
(poetessa)
Nella raccolta di “EVANESCENZE“ ci si perde in un vortice di un meraviglioso universo, fatto di versi, che lasciano spazio ad emozioni libere e intense. Il mondo poetico dell’autore infatti, si fonda principalmente, sulla libertà dell’essere e del sentimento in tutta la sua essenza universale. La dichiarazione di Verlain per cui “Il verso è tutto“ potrebbe essere sostituita con “La libertà è tutto” / Come vorrei ritrovare la vita nei colori della libertà / Ah se solo avessi le ali / come piuma andrei per volare oltre i confini ecc. da “I Colori della Libertà”. Così recitano alcuni passaggi chiave delle sue liriche, o ancora... / Vorrei volare come lucciola in terre di confine in movenza cosmica, e bere a piene mani nei singoli respiri del mio profondo / dalla lirica “L’ombra del silenzio”.
C’è nel poeta la volontà di librarsi in un volo cosmico, dove spirito e materia si fondono e all’unisono danno vita al sentimento puro e idealizzato dell’amore, coinvolgendo tra sogni, realtà e ricordi, gli affetti più cari, vedi “Lupa” dedicata interamente alla moglie Terry. / Noi siamo anime astratte, percezioni visive in movimento, eterna sensazione di libertà, questo un altro degli aspetti predominanti che caratterizzano la sua raccolta, l’amore idealizzato come forza assoluta che smuove l’universo / Vorrei incontrarti identità indefinita / Anima libera, magia di quel che sei / da“Mondi Paralleli”.
Un poeta capace di volare sulle ali della fantasia per colmare l’inquietudine del quotidiano, capace di immergersi nell’oceano della sua anima, per poi spiccare il volo sulla perfezione dell’infinito. Potremmo definire Massimo Massa, un poeta a tutto tondo, dove ogni sua poesia appare un quadro d’autore dipinto sapientemente da mani eccelse e sensibili, dove la musicalità dei versi e la profondità dei concetti, sbocciano come fiori nell’animo di chi riesce a coglierne la vera essenza, emozionando fino all’ultima riga il lettore.
Silvia Denti
(editore)
Mi fa piacere iniziare questo libro con poche parole, essenziali, per dire quanto penso di Vito Massimo Massa, Autore che stimo fortemente e che ho imparato ad apprezzare leggendo qua e là le sue poesie cogliendo l’irrequietezza che lo contraddistingue, che lo fa spiccare tra tanti. Una profondità d’animo rara, una scrittura molto piena, ricca, che ricorda la sensibilità femminile, quindi desueta in un uomo che invece dimostra di percepire quel sesto senso di cui noi femmine andiamo fiere.
Il poeta è un fiume in piena che irrompe nel mare con una potenza tale da annichilire la salsedine, la sabbia, la schiuma, l’immensità azzurra. Sento che quest’associazione sia calzante e adatta, proprio perché ciò che colpisce di questa penna è la forza, la poliedrica asimmetria del dire. Inquieto dunque, prolifico e sempre attivo, almeno quanto lo è quel cuore tanto grande che si svela a ogni verso, a ogni rigo. È un poco prosastico il Nostro, ma è un altro dei suoi segni distintivi, la descrizione minuziosa, quel ritornare sopra alle scene più volte, come a imprimerle meglio nell’inchiostro.
Sono convinta che tale silloge vi darà moltissimo in termini emotivi e vi rimarrà dentro, echeggiando spunti di pensiero, di grande dignità umana. E lo scritto qui sotto, in corsivo, la dice lunga, è come un passaporto di quest’uomo che non ha alcuna intenzione di celarsi, di lanciare il sasso per poi tirare indietro la mano, anzi. Lui vuole presentarsi al lettore e farsi amare, ma prima di tutto, amarlo.
Rosa Didonna
(poetessa, scrittrice, artista)
Un libro che invita piacevolmente sa sentire il gusto di amare. Trovo che definire lo scritto, fantasie d’amore, sia decisamente fuorviante con una spiegazione razionale. Ad essere sincera quello che ho appreso circa la contemplazione del pensiero mi ha spiazzata non poco pensando al senso di confusione che ha generato la mia mente, mi sono detta questa è una letteratura rapida e spensierata adatta a chi cerca una bella storia d'amore non troppo intensa né troppo paranoica, di quelle che ci si sente a disagio quando si è felici, tuttavia non passa inosservato il mistero del sogno interiore, soprattutto masticando quei versi carichi di romanticismo, quasi una trasfigurazione di preghiera carica di forza emotiva ed evocativa fino al raggiungimento di un’estasi estetica scorrente da una magica passione mista al tormento.
Poeta dell’animo, Massa, è stato definito, un’anima combattuta tra il desiderio e la paura, alla ricerca costante di quell’unico calore che ricorda, all’ascoltatore – fruitore che la vita ha colore ed è sorretta solo dall’amore. L’io poetico di Vito Massimo, in “Evanescenza” è sentito nel silenzioso silenzio, trasportato verso gli angoli remoti della luce più luminosa dell’universo che si veste di rosa, tanto che l’anima si confonde nell’oscurità per proiettarsi negli astri del futuro.
Tutto ciò mi ha fatto capire che Vito Massimo Massa aspira costantemente a quel sentimento di persone che possiedono una capacità particolare , forte nel dolore e custode dei ricordi e dei pensieri più reconditi. I suoi versi scorrono lenti nel cammino misterioso della vita che lo circonda. Ineffabile l’essenza profonda nella sua sacralità che si rafforza in un gioco che lega l’eternità e la divinità, la luce e il buio, il sogno e la realtà. I pensieri confluiscono verso i versi in un libero preludio a quella infinita dimensione della passione che non si consuma mai perché il desiderio è sempre incessante. Amore è concessione ,amore è possessione, energia nuova, pura di assoluta bellezza per l’arte . Ed è così che in un’atmosfera mistica di eternità l’amore vive, riaccendendosi eternamente come una fiamma che non si spegne e che sopravvive dell’alito immortale della speranza.
Claudia Piccinno
(poetessa)
Leggendo “Evanescenze” di Massimo Massa la prima sensazione è stata quella di essere un terzo incomodo tra il poeta e la sua irrefrenabile scrittura. In un secondo momento è subentrata in me una sorta d invidia (scioccante per chi come me pensava di essere immune), l’invidia per quella regina che abita la sua mente ed ha ispirato sentimenti e versi così forti… "in nessun altro luogo posso esistere se non tra le tue braccia" e ancora "l' inferno è vivere senza te come specchio senza immagine".
Ma tanti sono i temi che si intrecciano nei versi di Massa, la nostalgia per un tempo perduto, la solitudine, la consapevolezza di essere "minuscolo granello di sale" innanzi all' immensità del cosmo, la percezione dell'impotenza dell'uomo al cospetto della forza della natura "ho provato a fermare il tempo, l'ho rincorso ,l'ho chiamato, ma non si é fermato, io figlio dell'universo, non so più chi sono…" .
Eppure la sua scrittura tende all'infinito, si fa desiderio di vagare liberamente nell'altrove spazia dalla terra natia al mare "gigante azzurro in un tramonto rosso" e tracce lascerà del nostro autore "nel serrato senso dell' esistenza". Grazie Massimo.