Oliviero Angelo Fuina

Posted by 15 ottobre 2015

Oliviero Angelo Fuina nasce a Neuchâtel (Svizzera) da italianissima famiglia il 28 Agosto 1962. Sposato e padre di un figlio di 16 anni, vive a Oggiono, in provincia di Lecco, ai bordi di un lago che caratterialmente ben lo rappresenta. Lettore compulsivo fin da bambino, trova quasi subito naturale sfogo emotivo nella scrittura personale, nonostante il frequentare – imposto – di corsi professionali alberghieri e Istituti Tecnici Commerciali. Con ottimi esiti finali.

Solo nel 2007 pubblica una prima silloge poetica intitolata "Poesie in cuffia", sulla suggestione di brani "immortali" che spaziano dai Pink Floyd, Deep Purple, Dire Straits, fino ai Rolling Stones, Annie Lennox, Chopin, Giovanni Allevi e compagnia variegata. Nel 2007 presenta alla tredicesima edizione del Concorso Letterario Internazionale "Jacques Prévèrt 2007" - sezione narrativa - il romanzo "Il bacio di vetro" (scritto a quattro mani e due teste con l'amica e scrittrice Maria Capone) classificandosi tra i finalisti e quindi ritenuti meritevoli di pubblicazione. Pubblicazione che avviene un paio di anni più tardi. Nel 2011 pubblica in proprio, catarticamente, le numerose raccolte poetiche accumulate negli anni nel cassetto.

È stato giudice nel Concorso Internazionale di poesia Liber@rte 2013 e della I° Ragunanza di poesia nel 2013. In quello stesso periodo firma un contratto quinquennale come Autore presso David and Matthaus Edizioni, pubblicando la sua ottava silloge poetica: Orme sull’acqua Sempre nel 2013 collabora come redattore della rivista “Espressione Libri” pubblicando alcune recensioni e agli inizi del 2014 è referente della rubrica “Eventi” nella rivista “Anima Magazine”. In seguito ha collaborato con la rivista “New Espressione Libri” curando la rubrica d’interviste “La parola ai poeti”. Dal 2014 partecipa a concorsi e premi nazionali e internazionali risultando due volte vincitore al Premio Città del Galateo edizione 2014 e 2015. In questi due anni diversi sono i piazzamenti tra secondo e terzo classificato, finalista con menzioni e segnalazioni, in concorsi e premi prestigiosi distribuiti su tutto il territorio nazionale.

  La tua poesia è la tua anima: come ti senti dopo averla resa in versi?
  La metto semplicemente a nudo per poterla guardare al di fuori di orpelli educazionali e addomesticamenti vari perché principalmente si scrive per sé stessi e per una personale urgenza di comprendere comprendendosi. Ogni poesia che mi si è dettata è figlia di attimi emotivi ben definiti che necessitavano di essere decodificati per comprenderne appieno la portata e la valenza reale per ciò che di volta in volta percepisco di essere e per come sto affrontando l’occasionale accadimento esistenziale.

  C'è sempre una strada che conduce a scoprire la nostra essenza in poesia, qual è stata la tua?
  Mi sono avvicinato alla poesia scrivendo di un dolore per un amore non più corrisposto nel lontano 1988. Scrissi più di 200 poesie quel primo anno solo per dar voce a emozioni troppo intense sia per rimanere mute in me e sia per poterle esattamente esprimere personalmente a qualche interlocutore. Tutto ciò fu per me fortemente catartico e liberatorio e riuscì a darmi la misura di ciò che mi era successo e di ciò che nonostante tutto io continuavo ad essere.

  Il tuo modo di scrivere e di arrivare al cuore è naturalezza, cosa ha contribuito allo splendore della tua penna?
  Innanzi tutto grazie per questo vostro giudizio che mi lusinga. E se considero di non aver mai frequentato scuole classiche o indirizzi umanistici mi sento ancora più orgoglioso di me stesso per quello che mi dicono io riesca a trasmettere con le mie parole “disciplinate”.
Credo di arrivare al cuore di chi legge perché è principalmente con il cuore che m’impongo di comunicare coi miei versi. Io non so mai cosa e come scrivere appena mi trovo davanti al foglio bianco con la mia penna: semplicemente funziono con immagini, quelle che mi si dettano allo sguardo quando mi focalizzo sull’emozione di turno che mi sta attraversando.

  Cosa provi pensando che i lettori leggendoti entrano dentro te stabilendo un legame?
  Provo un appagamento infinito perché quando le mie parole riescono a trasmettersi emotivamente in chi le legge, sento di aver portato a compimento il ruolo fondamentale che ogni poesia ricerca per sé stessa. Un assioma che ho fatto mio è che una poesia, una volta scritta, appartiene solo a chi la legge. La poesia può volare libera solo se perpetrata nella sua vita dalle emozioni di chi la legge, altrimenti sarebbero solo parole asettiche, morte, appena nate, sopra un foglio.

  La tua grandezza è nella semplicità della tua persona, chi è l'incastro della tua vita che l'accompagna fortificandola?
  Prendo ancora atto del lusinghiero vostro percepirmi e vi ringrazio. Di primo acchito mi viene da rispondere che sia mio figlio - e in parte è vero -mi dà forza e misura di me stesso e mi obbliga a continui confronti che finiscono sempre per arricchirmi interiormente. Ma i veri incastri della mia vita sono molte “persone”, o meglio, tutti i me stesso che ho imparato ad accogliere e accettare nelle varie situazioni e nel tempo con opportuni “ricapitolamenti” esperienziali. Questo indubbiamente mi fortifica continuamente.

  Potendo modificare parte del percorso della tua vita, cosa pensi che cambieresti per sentirti eventualmente più “completo”?
  Prima vorrei comprendere cosa si intende con “sentirsi più completo”. Quando lo si è, o meglio, quando non lo si è? Noi siamo sempre tutto ciò che possiamo essere nella somma delle nostre esperienze esistenziali e dei nostri approcci alle stesse. Voler essere “altro” o “migliore”, sottintende un’aspettativa e una proiezione ipotetica di noi stessi in altre dinamiche diverse dalle nostre dinamiche consuete e attuali. Non dico di non averle pensate o desiderate, ci mancherebbe! Tutta la mia vita è stata costellata di “avrei voluto, ma...”.
Mi sono però reso conto, dopo varie ricapitolazioni e “meditazioni”, che io sono sempre ciò che voglio e posso essere e, soprattutto, sono ciò che risulta da tutte le mie esperienze e “avversità”.

  I riconoscimenti sono sempre uno stimolo per andare avanti, come vedi il tuo futuro adesso che il tuo treno è partito e viaggia spedito?
  Vero. I riconoscimenti sono la misura “esterna” di un gratificante approdo delle nostre parole e del nostro condividerci in frammenti d’anima. Sentirsi accolti è sempre lusinghiero ed è sempre sprone per continuare il Cammino comunicativo intrapreso. Il mio futuro è però sempre adesso. Nel senso che esiste solo il presente e il nostro futuro è il fiore che potrà sbocciare dal seme che ogni “oggi” riusciamo a piantare. Ogni affermazione pubblica la percepisco come Dono e come grande opportunità di poter essere letto da più persone, ampliando così la personale piattaforma di ogni confronto.

  Le tue poesie erotiche sono una meravigliosa espansione di emozioni che ti fa essere vero fino in fondo; è difficile regalare ai versi l' intimità facendola diventare musica e vibrazioni tattili?
  Se l’intimità la si vive come logica e meravigliosa conseguenza di un volersi condividere e comunicare più profondamente laddove le stesse parole risultano per difetto inadeguate, non vi può essere “immagine” non intrisa di armonia e melodia portatrice sana di vere emozioni. La sessualità e di conseguenza l’erotismo è un aspetto meraviglioso che è parte di ogni Uomo, è la possibilità di entrare nel nostro “divino” che l’Esistenza ci offre.
Quando scrivo poesie “erotiche” vivo, o rivivo, ogni gamma di emozioni che ho ricevuto in dono per manifestare una parte importante di me. Lo stile con il quale scrivo di queste emozioni è quello che ritengo più idoneo o comunque quello che mi viene naturale scrivere a didascalia di immagini che si visualizzano nella mia percezione organolettica.

  Quel che ti hanno dato la Musica e gli autori letterari preferiti, parlaci un po’ del loro contributo alla tua crescita umana e artistica.
  La Musica è per me la colonna sonora della mia esistenza, la mia personale macchina del tempo, al pari delle “Madeleine” di Proust, con la quale ritornare ed immergermi in ogni frammento di tempo che ho vissuto significativamente, per il mio peccabile valutare. La Musica è vibrazione elevata (il più delle volte) e immergervi significa spesso, per ridondanza, elevare le personali vibrazioni. Se devo fare un elenco di gruppi o autori che prediligo più di altri non posso non citare Mark Knopfler (e i Dire Straits), David Gilmoure (e i Pink Floyd), Led Zeppelin, ACDC, Metallica, senza disdegnare Angelo Badalamenti, Hans Zimmer, Ludovico Einaudi e moltissimi nostri cantautori che sono da sempre la misura del mio voler comunicare. De Andrè, Vecchioni e Guccini (per citarne solo il minimo sindacale) sono per me i veri poeti del nostro tempo.

Per quello che concerne la lettura il discorso di base fatto per la musica non cambia. Io sono un lettore compulsivo. I libri (di qualsiasi genere) sono a mio parere la scuola e gli strumenti di lavoro per eccellenza di ognuno che abbia desiderio di condividersi con le parole scritte. Per mettere comunque una preferenza prediligo la narrativa americana, il fantasy, la fantascienza e l’esoterico. Paulo Coelho con “Brida”, “L’alchimista” , “Il Cammino di Santiago” e “Il manuale del Guerriero di Luce” è stato l’incipit del mio rileggere e riscrivere la mia Storia. In seguito tutta la sua bibliografia si è accasata “chez-moi”.
Osho e tutti i suoi “discorsi” riportati nei numerosissimi libri mi è stato fondamentale Maestro. Richard Bach (quello del gabbiano Livingston) in ogni suo libro mi ha regalato diversi punti di vista che mi hanno arricchito. Brian Weiss con i suoi libri-romanzo/documento inerenti all’ipnosi regressiva è stato fonte di intensa emozione e “Verità” ritrovata. I vangeli apocrifi, molti dei quali conosciuti dal famoso ritrovamento dei “rotoli del Mar Morto”, sono stati intrigante e illuminante lettura. Don Miguel Ruiz e i suoi “Accordi” è stato uno dei miei portali verso lo Sciamanesimo. Prima quello Tolteco poi anche quello del “Popolo rosso”, per approdare a quello celtico dei Druidi. Castaneda anche è stato un amore di gioventù.

  Primo classificato sezione silloge al Premio internazionale di poesia e prosa "Città del Galateo" 2015: pensieri, parole ed emozioni libere di volare in conferme e riconferme della tua poesia. Qual è il sentimento che provi quando aspetti di sapere se i tuoi versi hanno stregato la Giuria? Ci diresti cosa hai provato?
  Pochi giorni fa, nel prestigioso Premio “Città del Galateo” mi sono ritrovato premiato quale vincitore della sezione “Silloge” a distanza di un anno dall’altra mia precedente vittoria per la Poesia inedita e la silloge nello stesso Premio. Dire che è un Premio che vivo nel cuore è forse superfluo. Umanamente, una volta inviato le opere alla Segreteria di un Premio letterario, l’apprensione di avere o meno inviate al giudizio le opere più congrue mi assale sempre. Il mio mettermi in discussione a volte rasenta il masochismo, ebbene sì. Ho parzialmente rimediato a questi postumi e immancabili dubbi usando il metodo personale di inviare sempre le ultime “opere” in ordine cronologico di dettatura interiore. Ma non in questo ultimo caso. Quest’anno al “Galateo” ho voluto inviare una mini silloge di poesie nate negli intrecci affettivi e nelle percezioni dei miei legami familiari. Poesie molto intime e a me care. La poesia letta dal bravissimo e talentuoso giovane interprete (Simone) in occasione della mia premiazione mi ha immensamente emozionato. D’altronde è stata letta proprio una delle due poesie scritte sul letto di morte di mia madre dove mediare un dolore e un’impotenza era praticamente impossibile. Questo emozionarmi ed emozionare è stata la vera vittoria di cui serbare eterno e prezioso ricordo nel cuore.

Partecipando a un premio letterario si accoglie implicitamente il meccanismo di essere giudicati e valutati, o meglio, di vedere le proprie parole giudicate, ed è naturale nutrire un mix di aspettative, speranze, dubbi e piccole certezze a prescindere. Nel desiderio ultimo di vedersi accolti nelle proprie emozioni e nel personale e intimo condividersi. Proprio per questa forte intimità personale nei miei versi presentati in concorso e questo loro essere “chiusi” al mio vissuto e non “aperti” ad emozioni universalmente riconoscibili e indossabili non pensavo di essere classificato primo, anche consapevole delle pregevoli penne in condivisione pubblica insieme a me. Essere lì, ancora tra amici ritrovati e appena conosciuti, era per me già appagante e sinonimo di vittoria. Quest’ultima “consacrazione” è stata semplicemente la ciliegina finale di una splendida torta che già mi era toccata in dote.

 
  Permettetemi ora di potervi ringraziare, cari Mirella e Nico, per l’opportunità che mi avete offerto di mostrarmi in altre parole che non le poesie, grazie anche alle vostre intriganti e mirate domande che ho ampiamente apprezzato e che mai sono risultate banali come spesso in altre interviste fattemi da altri colleghi di penna è capitato. Ne approfitto anche per ringraziare gli amici Massimo Massa, Maria Teresa Infante e Regina Resta unitamente a tutta la giuria e agli altri splendidi collaboratori per la loro per me commovente accoglienza e lo splendido lavoro organizzativo di un Premio che è letteralmente sinonimo di Arte, Cultura e che, come pochi, tende proprio con queste espressioni creative e di conoscenza ad azzerare distanze permettendo a tutti noi una condivisione perfetta nel segno del rispetto e dell’amicizia.

Parteciparvi, a prescindere dai prestigiosi riconoscimenti che mi sono stati donati, mi ha arricchito enormemente. La vittoria nella sezione a cui ho partecipato avrei voluto dedicarla “in diretta” ad una persona, una mia cara amica che amava vestirsi dei miei versi poetici, e che purtroppo da pochissimo ha “oltrepassato il velo”. Non ho potuto farlo perché la visibile emozione mi ha letteralmente chiuso la bocca come i molti amici presenti hanno potuto accorgersene benissimo. Cara dolce Mary, anima luminosa, questo mio riconoscimento voglio dedicarlo interamente a te.

Ringrazio anche tutte le persone che hanno avuto la voglia e la pazienza di leggermi in questo mio raccontarmi. Namastè!