Eravamo in una stanza illuminata dalla sola luce di una vecchia lampada rosa antico, io e gli amici della Requiem, circondati da ombre note, che tuttavia nel loro insieme lasciavano intravedere una strana, evanescente ed inspiegabile sagoma che ondeggiava alle nostre spalle di un materialismo ripiegato su se stesso. Era una notte piovosa d’inverno, dall’aria fredda, avvolta da strani rumori, quasi impercettibili all’udito, come soffusi bisbigli.

Quella sagoma non ci degnò di alcuna attenzione e quasi indifferente alla nostra presenza, si avvicinò al tavolo circolare dove eravamo seduti, lentamente, molto lentamente, finché intravedemmo l’ombra della sua mano muoversi verso di noi, afferrare la penna e come fossero sussurri, iniziò a tracciar segni sul foglio rigato d’un quaderno posto al centro del tavolo.

Ed iniziò a scrivere parole con grafia tremante, una dietro l’altra, se pur con discontinuità… Ci mettemmo attoniti ad osservare quella mano d’ombra che scriveva parole, senza farci nemmeno una domanda…o forse chiedendoci se fossero le nostre menti a provocare un evento così irreale…. eravamo emozionati, intimoriti ma anche incuriositi da quella forza che si aggirava tra di noi e agiva sulla nostra mente.

La penna correva ora velocemente ora lentamente, tracciando frasi una dietro l’altra, guidata dalle linee del foglio, direi senza errori lessicali e grammaticali… si, ....credo di ricordar bene. Avremmo voluto fermare il tempo, le lancette dell’orologio…..ma quella sagoma poco dopo, con la stessa indifferenza con cui aveva iniziato, terminò stringendo ancora la penna nella sua mano.

 


Ci indicò con un gesto quel foglio di quaderno. C’era una spiegazione razionale in tutto questo? Non riuscivamo a darci una spiegazione a quanto stava accadendo….. era forse solo un sogno? Un’allucinazione?….. Eppure il foglio era lì, innanzi a noi, sul vecchio tavolo in noce, accanto alla vecchia lampada rosa antico che illuminava fiocamente il buio della stanza. Quel foglio tinto d’inchiostro sembrava convincerci che non era una nostra semplice immaginazione. Iniziammo a leggere cercando di ritrovare lucidità. Quell’entità a noi fino ad allora sconosciuta, ci parlava di lui, forse voleva comunicarci qualcosa….. raccontava di un bambino morto in un incidente stradale… leggemmo quelle righe con il fiato in gola. Lo sgomento e l’incredulità ci pervase l’animo finché non giungemmo alla fine di quella strana lettera firmata Livo.

Il testo aveva un’eleganza lessicale e morfologica che ci sembrò strano potesse derivare dalla mente di un bambino, eppure era così… era fin troppo eloquente. Accendemmo la luce quasi terrorizzati…cercando una spiegazione razionale o delle conferme oggettive che non riuscivamo però a trovare. Quell’ombra svanì, così altrettanto furtivamente e velocemente com'era apparsa.

Decidemmo di mantenere il segreto di quanto era accaduto, almeno fino a quando non avessimo trovato una spiegazione logica che potesse confermare o smentire quello che era accaduto quella notte. Mi feci carico di conservare quel foglio di quaderno (....anche se dentro me avevo una grande paura....) cercando di trattenere a stento il mio insano bisogno di esternare le sensazioni che mi laceravano l’animo in quel momento.

Passarono i giorni e le notti ed anche se quelle frasi scritte sul foglio di quaderno che andavo spesso a rileggere, mi scorrevano innanzi agli occhi una dietro l’altra, come fosse una pellicola in bianco e nero, il mio scetticismo irriducibile nei confronti del soprannaturale cominciò a prendere il sopravvento pur di fronte a quella prova misteriosa e inconfutabile, nutrendo una certa ostilità e cercando di rifiutare, di voler accettare l’evidenza, forse per timore di non voler ammettere verità inconfutabili…. che quel messaggio proveniva proprio dall’aldilà.