Lettere d’amore di Maria Callas

Renzo Allegri intervista Burcu Kuru

Quando ha scoperto la bellezza e il fascino del canto di Maria Callas?
Ero un’allieva al conservatorio di stato ad Ankara. È lì che ho scoperto l’immenso mondo musicale di Callas e sono rimasta affascinata da come si esprimeva tra-mite la musica, o meglio, come sottolineava con la sua voce ciò che voleva l’azione drammatica della scena e la volontà del compositore.

Che cosa l’ha spinta ad affrontare la fatica non semplice di tradurre un libro in turco per far conoscere la cantante ai suoi connazionali?
Sono una cantante lirica anch’io e so esattamente cosa vive una cantante lirica per arrivare a fare car-riera. Tantissimi sacrifici nella vita, sacrifici economici, sacrifici a livello familiare.

Con ogni nota emessa esponiamo noi stesse emotivamente, fisicamente, rischiando critiche e giudizi. E nei nostri cuori sappiamo che dedicarsi a questi momenti sul palcoscenico vale più di mille vite intere. Volevo che i lettori turchi conoscessero questa grande artista, ma soprattutto questa straordinaria donna, e tramite lei, come vivono le artiste d’opera e i sacrifici degli artisti.

Perché ha scelto un libro così singolare come quello delle lettere della Callas?
Ho letto tante biografie su Callas, ma erano scritte da critici, giornalisti, e altre persone che non la conoscevano direttamente. Ero a Roma per fare delle indagini su un ruolo che dovevo interpretare nella stagione del 2013. Il ruolo era Medea ed era molto impegnativo sia tecnicamente che dal punto di vista drammaturgico. Cercavo un libro che mi desse un’idea. Mentre cercavo quello che mi serviva, ho visto il libro Le lettere d’amore di Callase leggendo un po’ ho capito che era quello che cercavo. Non mi serviva un libro che mi raccontasse la storia di Medea, ma al contrario avevo bisogno di un libro che mi facesse capire i sacrifici fatti da Medea per amore. E avevo trovato il libro scritto direttamente dalla più grande Medea della storia. I suoi pensieri, sacrifici, amori, il suo cuore aperto e senza segreti.

In Turchia, la Callas è popolare o è conosciuta solo dagli appassionati di lirica?
In Turchia Callas è conosciuta non solo dagli ammiratori della lirica, ma anche dal popolo. Lei era una diva non solo nell’opera, ma anche in televisione. La sua relazione con Onassis era davanti agli occhi di tutti in quell’epoca.

E questi appassionati sono numerosi o rarissimi?
Direi numerosi.

Che cosa ha significato Maria Callas nella sua formazione artistica?
Ho ammirato Callas sempre per la passione che trasmette al pubblico. Lei è una delle artiste che è riuscita a unire musica e recitazione. La sua Tosca, Medea, era così vera e incisiva. Tanto vera che lei ha recitato nel film Medea di Pasolini, e lì si vede esattamente la sua grandezza artistica non solo in musica, ma anche in recitazione. Penso che con lei sia finita un’epoca in cui i cantanti cantavano solamente.

Ama e ammira Maria Callas solo per la sua straordinaria arte, oppure anche come per-sona?
Callas mi affascina come persona, come donna, la sua fedeltà alla sua arte, la sua grande volontà di andare avanti, il suo spirito guerriero e allo stesso tempo il suo cuore vulnerabile.

Quando ha scoperto di voler diventare una cantante lirica?
Avevo 15 anni e cantavo nel coro della scuola media. Mia madre mi portava ogni venerdì sera a sentire concerti sinfonici ad Ankara. Ho visto per la prima volta nella mia vita Salome ed avevo 14 anni. Lì ho deciso di diventare una cantante lirica.

Ha trovato difficoltà per realizzare il suo sogno artistico? Difficoltà in famiglia?
Al contrario di tanti artisti sfortunati, devo dire che sono stata appoggiata dalla mia famiglia. Dopo un breve periodo di studi ad Ankara, mi sono trasferita in Italia e ho completato gli studi al Conservatorio Antonio Scontrino sotto la guida del Maestro Antonio Marceno, che a sua volta era allievo di Marcello del Monaco. I miei genitori e gli amici mi hanno dato sostegno affinché io volassi con le mie ali. Ora mi dà sostegno mio marito e mia figlia.

So che ha studiato anche in Italia e con molto successo: che ricordi ha di quel periodo di lavoro in Italia?
Era un periodo magico. Avevo studiato italiano presso l’Istituto di Cultura italiana in Turchia ed ero pronta ad affrontare una nuova cultura che ammiravo tantissimo. Non avevo mai rinunciato alla mia passione e a realizzare i miei sogni. Studiare al conservatorio italiano ed essere tra artisti come me era un’occasione unica. Ho fatto tantissime amicizie con musicisti bravi che ora sono in carriera. Mi ricordo che ho studiato con molta volontà e allegria, eravamo sempre pronti a fare dei concerti ed era uno studio continuo, sfiancante. Cercavo di imparare tutto quello che vedevo, leggevo, sentivo. Era un periodo di grande apertura e voglia di imparare. Sono stata sempre ben accolta, circondata dai miei amici.

È stato doloroso vivere lontana da casa?
Mia madre è insegnante di storia, mio padre ingegnere civile, non abbiamo musicisti in famiglia (solo pittori e una zia artista nel teatro di prosa), ma i miei genitori sono stati sempre buoni ascoltatori di musica classica e frequentavano concerti settimanali. Sono cresciuta in una famiglia studiosa da generazioni che ama la cultura. Devo dire che i primi tempi sono stati duri, perché avevo vinto il concorso del conservatorio a Palermo e 20 anni fa non c’erano molti allievi stranieri che studiassero musica. I siciliani sono aperti a prima vista, ma ci vuole tempo per essere parte della loro vita. Una volta che sei loro amica, non ti lasciano più, per sempre. Le mie amicizie continuano ancora dopo 20 anni.

Quali sacrifici ha dovuto affrontare?
I primi tempi ho avuto difficoltà a trovare un alloggio che rispondesse alle mie esigenze. Perché un allievo di canto ha bisogno di studiare anche a casa, di avere un pianoforte, di avere spazi per cantare e non era sempre facile dividere una casa con altri studenti e trovare un momento per cantare che andasse bene per tutti mentre gli altri studiavano altre discipline. Dovevo affrontare anche una piccola parte della grammatica italiana che il mio maestro d’italiano non aveva previsto. Mi ricordo che mi disse: “Burcu, il passato remoto è una parte di grammatica che non si usa frequentemente”. Ma si vedeva che lei non era mai stata in Sicilia! Devo dire che il passato remoto mi ha creato problemi nei primi tempi.
Ma, a quanto ho letto, i risultati ottenuti in Italia sono stati straordinari.

Perché non è rimasta in Italia, cercando di realizzare la sua carriera in questo “paese del belcanto”, come fece, in un certo senso, Leyla Gencer, che era nata in Turchia?
Ho ottenuto dei successi, ho vinto dei concorsi di canto e volevo stare in Italia, il paese del canto lirico, ma la mia carriera ha seguito un’altra via. Avevo fatto un concerto ad Ankara per un’associazione importante e tra gli invitati c’era il presidente della Repubblica turca di quel tempo e il ministro della Cultura. Il teatro di Antalya era stato inaugurato da poco ed era la città turistica più importante della Turchia. Avevano bisogno di giovani artisti con un background importante per rappresentare la cultura lirica turca. Mi hanno offerto un posto al teatro da solista e ho accettato. Devo dire che la vita da freelancer è molto difficile, soprattutto per le donne che hanno una famiglia, tanto è vero che molti cantanti lirici sono single oppure evitano di avere figli proprio per questo stile di vita difficile, come Leyla Gencer.

Quali furono, all’inizio della carriera, i suoi cantanti preferiti?
Ci sono vari cantanti che ammiro per l’interpretazione, come Maria Callas, Leyla Gencer, Aprile Millo. Ma penso che ogni cantante debba trovare la propria strada e il proprio modo di esprimersi seguendo le regole del canto.

Quali sono i successi che sono maggiormente impressi nel suo cuore e nella sua mente?
Ho cantato fino ad oggi 16 ruoli diversi di varie opere. Le prime opere con cui ho debuttato sono state Suor Angelica e Turandot (ruolo di Liu). Erano quelle che mi hanno lasciato più il segno, forse perché ero giovane e c’era più emozione, non lo so. Ma andando avanti con la mia carriera, ho avuto l’occasione di essere Medea sul palcoscenico. Era un ruolo molto impegnativo e per me era importantissimo, perché sono stata la prima e unica Medea nella storia lirica della Turchia. Era impegnativo sia vocalmente che drammaturgicamente. Alla fine è una tragedia greca e, come tutte le tragedie, il testo in Medea era fondamentale. Parlare italiano mi ha aiutato molto, soprattutto in Medea.

Ci sono state anche delle sconfitte dolorose?
Devo dire che non ho avuto grandi sconfitte sul palcoscenico, ma non posso dire la stessa cosa per gli intrighi che esistono nel teatro.

Quali sono i suoi prossimi impegni e i progetti artistici che vuole realizzare?
Non ho ancora concluso la mia carriera sul palcoscenico, ma negli ultimi 10 anni della mia vita sto realizzando i miei sogni, come avere il coraggio di provare ciò che non è mai stato provato, unire argomenti mai pensati o mai realizzati con l’arte, il canto, la musica e il testo, e realizzare progetti concertistici che mi rendono felice ed entusiasta. Questo mi dà una straordinaria spinta e un’incredibile eccitazione nella mia arte.

Posted

09 Feb 2025

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Renzo Allegri



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