La creatività di Sara Favarò fa sì che storia e fantasia si amalgamano in una narrazione in cui, nonostante la storica importanza dei personaggi ma-schili, ad emergere è la figura di una donna, Adelasia, andata sposa, appena adolescente a Ruggero I di Altavilla, Gran Conte di Sicilia e molto più anziano di lei.
La ragazza, a prescindere dalla sua giovane età, presto si manifesta essere una donna intelligente, perspicace, capace di dare, al di là delle condizioni d’inferiorità in cui era tenuta allora la donna, anche se di nobili origini, un senso alla sua vita, elargendo con razionalità non solo consigli e suggerimenti ai suoi familiari nella gestione del potere, ma anche da moglie e madre affettuosa, prodigando loro il suo amore. Ma questo agire ed interagire terreno non esclude la sua religiosità, la sua fede, infatti se dà sempre saggi consigli ai suoi familiari è perché nella sua essenza profonda è presente il credo evangelico che guida il suo comportamento etico-morale sino alla fine dei suoi giorni, al punto da ritirarsi nell’ultimo periodo della sua vita in convento.
Così dice al figlio Ruggero nel momento in cui gli comunica tale decisione: Per me è giunto il tempo di abbandonare il banale per abbracciare l’infinito. Infatti le cose terrene, il suo percorso vitale, gl’interessi di questo mondo che indussero Adelasia a dare sempre saggi e cristiani consigli al marito e al figlio, mettendo sempre in secondo piano la sua vita, adesso la consapevolezza dell’essenza transeunte del terreno, non può non indurla a pensare all’altra vita, a quella eterna che ci aspetta. Nel mondo tutto scorre, “Panta rei” secondo il celebre aforisma attri-buito ad Eraclito, ed Adelasia nella consapevolezza del divenire della terrestrità aspira all’essere “Uno, immutabile ed eterno”, ma non secondo la concezione di Parmenide, volendo solo citare un filosofo preso-cratico, ma secondo la concezione cattolica, quale quella di S. Agostino che nelle Confessioni esplica appunto un processo di ricerca individuale, innescato dalla fede, lo stesso che porta Adelasia a cercare attraverso il ritiro nel convento del Santissimo Salva-tore di Patti, fatto erigere da suo marito Ruggero, la conoscenza profonda di Dio ed a ricongiungersi, anche se a livello onirico a suo marito: E così, uniti nell’amore e nella fede, attraversarono la Porta della Conoscenza, per giungere lì dove il tempo e lo spazio si dissolvono nell’infinito abbraccio della Divinità.