Zitti e buoni

Pensieri e riflessioni sul brano che ha vinto il Festival di Sanremo 2021 e l’Eurovision Song Contest 2021

Care amiche e amici, un dipinto in omaggio al gruppo romano dei Maneskin che ha vinto l’Eurovision Song Contest 2021 con il brano Zitti e Buoni svoltosi a Rotterdam. Ho scelto questa mia opera del 2017 in quanto riesco ad assimilarla al loro stile rock trash con un timbro “pittorico” molto espressionista. Chitarra e batteria ottimi. La voce di Damiano è straordinaria, non retorica né mielosa. Per certi versi mi ricorda un po’ lo stile di Tony Montana, Lazlo ma, anche se ci sono stilemi alquanto diversi, mi riporta alla mente echi del grande Demetrio Stratos degli anni ‘60, la voce del gruppo dei Ribelli. A me ha affascinato anche a Sanremo per il suo potenziale di voce, da rock duro, aggressivo, potente e irridente. Ma tutta la band è ben assortita, capace di fare coreografia strettamente in linea con la sostanza della canzone. Con un linguaggio scenico in stretta emanazione del messaggio.





A Rotterdam si aggiudicano anche il “miglior testo”, acido, contestatario, cantato in modo sublime con la giusta carica, viscerale e potente. Con una ritmica della chitarra che confeziona il pezzo in modo perfetto. A livello di radio e piattaforme varie, è stato il brano più seguito dell’Eurovision. Solo su Spotify raggiungono più di 20milioni di ascolto. Del resto, anche diverse rockstar inglesi li avevano considerati i migliori del Song Contest. Per cui, anche se non avessero vinto, il successo mondiale sarebbe stato assicurato.

La canzone francese arrivata seconda è un brano ben strutturato, ma costruito su un impianto troppo stile anni ‘60, sulla linea della Piaf o Bécaud. Anzi, il ritornello è anche un po’ scopiazzato dalla canzone di Ornella Vanoni del 1959-60, dal titolo Ma Mi. Ma molti giurati stranieri probabilmente non la conoscevano nemmeno. La Svizzera si è classificata terza con una buona canzone ma troppo “scolastica”, niente di innovativo. L’Italia per diversi anni ha snobbato questo Festival, ma credo sia stato un bene tornarci. La vittoria conta fino ad un certo punto. È importante invece come manifestazione culturale d’incontro universale tra persone. Cosa che la politica non è molto in grado di realizzare. Peccato per lo strascico finale. Il giorno dopo infatti infuria la polemica per cui, secondo la Francia, uno dei Maneskin ha fatto uso di droghe durante la serata.

Damiano, il frontman della band, si è sottoposto volontariamente al test antidoping, ovviamente uscendone pulito e alle accuse francesi risponde su Twitter con un “Voilà”, abbastanza esplicito e intelligente. L’EBU, l’European Broadcasting Union, ha chiuso la questione ritenendo inesatte le insinuazioni. Ciò che mi dispiace è che la Francia, ancora una volta, esprime una declinazione al patetico se non addirittura al ridicolo. Mi rincresce per i tanti amici francesi che conosco e con cui ho un ottimo rapporto. Se pensiamo che per un concorso di canzonette si attivi persino un Ministro degli Esteri, fa accapponare la pelle. Preso atto, riporto la dichiarazione del numero uno di France Télévisions, la tv pubblica francese, Delphine Ernotte: La Francia non ha alcuna intenzione di sporgere un reclamo. Il voto è estremamente chiaro in favore dell'Italia. Non “ha rubato” la sua vittoria ed è questo ciò che conta. Anche in tale affermazione c'è qualcosa di offensivo, ergendosi a tutori della moralità piuttosto che porgere le scuse per le accuse gratuite e infamanti. Ma non riescono a capirlo, succubi del monopensiero della grandeur che li porta a sentirsi sempre superiori agli altri.

E questa deriva produce un sistema di vita con il più alto consumo di ansiolitici oltre ad avere il più alto numero di suicidi a livello mondiale dovuti al mal di vivere, creato proprio dal sistema politico-istituzionale. Si calcolano in media nove suicidi su mille abitanti. Dati che i funzionari governativi non divulgano. Del resto, se fosse una reale società aperta e liberale non avrebbe ancora una legge sulla difesa della musica e del cinema francese in cui, i mezzi di comunicazione, radio e tv, non possono superare l’emissione del 50%, di musiche e film stranieri. Una legge sempre attiva, tanto che, più di una decina di anni fa, il Presidente fece chiudere una tv satellitare che aveva sforato con oltre il 50% di pellicole estere. Tv riaperta dopo tre mesi con una ammenda e sostituzione del direttore. Questa “censura”, come ho potuto constatare nei miei anni in Francia, è messa in atto soprattutto verso la musica italiana. Ad esempio, nei negozi, non si trovavano dvd di musica italiana, se non roba vecchia e spesso cantata da altri, anche in modo scadente. Insomma per trovare un dvd di Pino Daniele dovevo andare in Lussemburgo o in Germania, paesi molto più liberali. Poi mi sorprendeva che in molti spot pubblicitari usassero musiche italiane. In anni recenti si conosceva qualcuno come Ramazzotti, Zucchero, poi Bocelli o Pausini in quanto prodotti dalle grandi major internazionali dove ci guadagnavano gli stessi francesi. Ma i cittadini non avevano e non hanno percezione di tutto questo. Conobbero Lucio Dalla dopo che un loro cantante, Florent Pagny, interpretò una sua canzone, Caruso. Queste cose riescono a notarle solo quei francesi che frequentano l’Italia, ma che in fondo son sempre pochi. Come gli stessi italiani, andando in vacanza in Francia, si soffermano alle apparenze. Morale della favola: con queste anomalie diventa difficile creare un vero spirito europeista.

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