Stephen Hawking e le origini del tutto

Una vita dedicata ai misteri del cosmo, cercando di capire l’infinito

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Stephen Hawking, l’uomo dietro al genio, una delle menti scientifiche più importanti della nostra epoca, uno dei fisici teorici più importanti del secondo Novecento per le sue teorie sui buchi neri e l’origine dell’universo. Un’intelligenza di tipo particolare, secondo gli esperti, fatta solo per le cose grandi e complesse.


Stephen William Hawking nasce a Oxford l’8 gennaio del 1942, esattamente trecento anni dopo la morte di Galileo, come egli stesso amava ricordare.
Figlio dello scienziato Frank e di Isabel Eileen Walker, all’età di undici anni frequenta la St. Albans School e poi, nel 1952, l’University College a Oxford.
Giovanissimo si laurea con lode in Scienze Naturali. Nell’ottobre del 1962, entra nel Dipartimento di Matematica Applicata e Fisica Teorica presso l’Università di Cambridge come ricercatore in Cosmologia. L’accademia universitaria lo accoglie a braccia aperte affinché continui i suoi studi sulla relatività generale, i buchi neri e l’origine dell’universo.

LA MALATTIA
Poco più che ventenne, nel 1963 gli viene diagnosticata la SLA (sclerosi laterale amiotrofica) una forma di malattia motoria neuronale che provoca la progressiva distruzione delle cellule nervose e con essa una morte rapida.
Le difficoltà nell’uso delle mani lo convincono a sottoporsi a particolari esami il cui esito conferma la diagnosi dei medici.
Non più di due anni e mezzo di vita. Stephen tuttavia non di abbatte. Nonostante fosse legato ad una sedia a rotelle e dipendente da un sistema vocale computerizzato per la comunicazione, nel 1965 sposa Jane Wilde, che per venticinque anni gli farà da moglie e da infermiera, dandogli anche tre figli.

LE SUE TEORIE
Tra il 1965 e il 1970 elabora un modello matematico che dimostra l’evoluzione dell’universo attraverso il Big Bang e compie importanti studi sui buchi neri, divulgati in seguito al grande pubblico attraverso il comunque arduo (malgrado le intenzioni dell’autore), Dal Big Bang ai buchi neri.
Ormai Hawking, non potendo più disporre nemmeno della voce, è costretto a comunicare servendosi di un sofisticato computer che gli consente di esprimersi con grande lentezza: basti pensare che non può digitare più di quindici parole al minuto.
Per tutta la vita ha sondato i misteri dell’universo, formulando a volte teorie con cui smontava quella precedente.
“Perdendo la sensibilità delle mie mani”, diceva, “sono stato costretto a viaggiare attraverso l’universo con la mente, visualizzando i modi in cui funziona”.

Cosmologo, fisico, matematico, astrofisico, accade-mico e divulgatore scientifico fra i più autorevoli e conosciuti al mondo, noto soprattutto per i suoi studi sui buchi neri, sulla cosmologia quantistica e sull’origine dell’universo


LA TEORIA DEL TUTTO
La Teoria del Tutto è il tentativo della fisica teorica di compattare in un’unica formula matematica il comportamento delle forze fondamentali della natura.

La Teoria del Tutto è stata la ragione di vita di Stephen Hawking.
Conosciuta anche come TOE (acronimo dell’inglese theory of everything), è un’ipotetica teoria fisica in grado di spiegare il comportamento delle forze fondamentali della natura, ovvero tutti i fenomeni fisici conosciuti attraverso l’unificazione di tutte le interazioni fondamentali.



I BUCHI NERI
Gran parte dei suoi studi riguardano il concetto di buco nero e le sue ricerche nell’ambito della relatività generale che confermano la teoria del Big Bang sull’origine dell’universo.
L’ultimo stadio della ricerca di Stephen Hawking, infatti, avvalora l’ipotesi che il Big Bang sia derivato da una singolarità iniziale dello spazio-tempo e che tale singolarità rappresenti una caratteristica di qualsiasi modello dell’universo in espansione.
Secondo la sua teoria, i buchi neri popolano l’immanente infinitezza dei cieli in cui il nostro pianeta altro non è se non una palletta di fango, del tutto marginale. E quei buchi neri – anch’essi infiniti nel loro numero – vivono e muoiono come gli esseri umani, e prima di esalare l’ultimo respiro emanano una forza di un milione di megatoni di bombe all’idrogeno.
Eppure spesso sono puntini non più grandi di un neutrone, eppure e ancora eppure pesano, ognuno, un miliardo di tonnellate. Non c’è logica, non c’è senso, perché l’unica logica che tutto tiene e tutto spiega è quella, fredda e luminosa, della matematica pura.

LE ONORIFICENZE
Nel 1975 gli viene assegnata in Vaticano la medaglia d’oro intitolata a Pio XII e nel 1986 viene addirittura ammesso al-l’Accademia Pontificia delle Scienze, malgrado le sue teorie non si accordino del tutto con l’interpretazione creazionista del cosmo.
Nel 1979 viene nominato titola-re della cattedra di matematica già occupata da Isaac Newton.
In questi anni, ormai completamente immobilizzato, continua a insegnare a un drappello di fedelissimi studenti servendosi unicamente della voce.
A settantasei anni, il 14 marzo 2018 a Cambridge, Stephen Hawking muore esattamente centotrentanove anni dopo la nascita di Einstein. La sua immagine pubblica, mediata da numerose apparizioni in documentari e trasmissioni televisive, è divenuta una delle icone popolari della scienza moderna, come già accaduto in passato allo stesso Albert Einstein.


Nel 1963 Hawking scopre di essere
affetto da sclerosi laterale amiotrofica (SLA), malattia invalidante e degenerativa che lo costringe in poco tempo all’immobilità ma che comunque non gli impedisce di diventare uno dei maggiori esponenti della scienza a livello planetario.
Già membro della Royal Society of Arts e
della Pontificia Accademia delle Scienze, Hawking riceve nel 2009 dal residente
USA Barack Obama la Medaglia presidenziale della libertà, la massima onorificenza degli Stati Uniti d’America.

Posted

26 Dec 2021

Storia e cultura


Massimo Massa



Foto dal web





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