Per amore del mio paese

Mestieri della memoria – Personaggi - Facezie e folclore fasanese

Il lavoro di ricerca svolto, vuol essere un tentativo per sottrarre all’oblio una minuziosa ricostruzione di frammenti di un clima sociale d’altri tempi, quando ogni mestiere, anche il più umile, costituiva ciò che oggi viene chiamato “capitale umano”. Tra le attività lavorative scomparse ho preferito trattare quelle che in qualche modo hanno accompagnato la mia infanzia e adolescenza, avendo conosciuto, già allora, alcuni artigiani fasanesi o le loro strutture operative.







Gli ambienti descritti rappresentano per me “Luoghi del cuore” dove ho scoperto sensazioni o approcci sociali prima sconosciuti. Lo stesso si può dire per i personaggi narrati che, accompagnando il mio vissuto, hanno contribuito a rendermi quella che sono. Ogni mèstre nel quale mi sono imbattuta, ogni personaggio con il quale ho potuto interagire, ha lasciato qualcosa di sé nel mio animo o nel mio cuore.
Il grande filosofo Helvetius affermò che la storia è il racconto dei fatti e i racconti sono la storia dei sentimenti.

Il collante che unisce le varie sezioni del libro è l’amore per la mia terra, da cui la scelta del titolo. L’immagine di copertina è stata realizzata dall’artista fasanese Emanuele Schiavone; la bellissima facciata della chiesa di S.Antonio e il corso Vittorio Emanuele, ambientati nella Fasano risalente alla mia infanzia, racchiudono momenti significativi della mia vita.
In quella parrocchia ho ricevuto i sacramenti di Battesimo, Prima Comunione e Cresima. Ho frequentato la “primina “ dalle suore di S. Anna. Dal Bar di Battista, di fronte alla chiesa, ho assaporato i primi coni di gelato. Per non parlare del Tabacchi di Sèppe Nëcule, poco più avanti, dove correvo a comprare i pesciolini neri di liquirizia, vere delizia per il mio palato infantile.

Tra le pagine del libro è facile percepire un piacevole vento di memoria che ho cercato di fissare su carta per far conoscere ai giovani realtà e modus vivendi travolti dal fatale andare della civiltà, il cui rapido cammino ha determinato nuovi bisogni, facendo decadere usi e abitudini del passato per cui sono scomparsi anche molte tipologie di lavoro e intere aziende.
Qui e là si trovano riferimenti personali in relazione ad un mestiere, personaggio o aneddoto narrato, inseriti volutamente poiché, al di là del lavoro di ricerca che mi ha consentito di ricostruire le tante vicende, ho voluto offrire al lettore la narrazione di come ho vissuto personalmente certe esperienze e i ricordi più importanti che sono rimasti indelebili.

Come cultrice e appassionata di dialetto, attenta al recupero del linguaggio autoctono dei padri, ho voluto omaggiare e rendere il giusto tributo a lavoratori e persone che mi stanno particolarmente a cuore, come la signora Dina della latteria/gelateria Tonidde, il noto conciapiatti del paese ed altri ai quali ho dedicato dei componimenti. A volte è proprio dalla strada, dai vicoli, dai luoghi e dalle persone meno appariscenti che salta fuori l’essenza e l’anima di un popolo. Esprimendomi in dialetto, sono entrata meglio in sintonia con le peculiarità di un certo mestiere o con i tratti caratteristici di un personaggio da rappresentare.
Lo stesso criterio ho seguito per narrare fatti paesani realmente accaduti animando la parte dei dialoghi con la ricca e incisiva espressività dialettale, accompagnata da traduzione per coloro che incontrano qualche difficoltà a decifrare i testi.





Le ultime pagine sono dedicate al folklore. L’esperienza di scrivere testi, musicati dai due fratelli Francesco e Nicola Rotondo, è nata durante il lungo periodo della pandemia 2020/21. È stata un ottimo mezzo per contrastare gli effetti deleteri che, a lungo andare, poteva creare il terribile Covid-19. Nella scelta delle tematiche ho riservato uno spazio preponderante ad alcuni aspetti delle tradizioni, seguito da scenette intrise di umorismo tipicamente fasanese. L’attaccamento alle mie radici emerge evidente nei canti Quant’jì bèlle a Fasciäne (Com’è bello vivere a Fasano) e Stòrie de Fasciäne (Storia di Fasano) , un breve excursus sulle lotte che i Fasanesi hanno affrontato fino al 1953, anno in cui Fasano da casale diventò città.
Gli arrangiatori Francesco e Nicola Rotondo, uniformandosi agli orientamenti più contemporanei in ambito folcloristico, hanno spaziato dal country al blues, dalla bossanova al reggaae ed altri ritmi, avvalendosi di numerosi strumenti: chitarra, mandolino, basso elettrico, armonica a bocca, violino, tamburello e sintetizzatore. Le differenti sonorità strumentali non sfuggono all’orecchio, attento a saperli cogliere e apprezzare.
Nel curare l’arrangiamento dei suddetti brani dialettali, Francesco e Nicola Rotondo si sono misurati con l’affascinante dicotomia tra tradizione e modernità trascinando l’ascoltatore in un percorso dal passato al presente che suscita celati ricordi, antiche emozioni e, perché no, allegria e buonumore generata dai ritmi più coinvolgenti.

Con questo personale lavoro, divenuto nell’ultima fase di gruppo, si è cercato di lasciare un “patrimonio immateriale” destinato essenzialmente ai posteri, ma anche a tutti quei nostalgici che, durante la lettura, rivivranno esperienze di vita, vissuti personali.
Pagina dopo pagina il lettore potrà ricostituire frammenti di una superata mentalità, di pregressi percorsi esistenziali e di vita associativa che rappresentano gli antenati del moderno assetto di civiltà.

Posted

10 Sep 2022

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Onia Angiulli



Foto di Onia Angiuli





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