Leonardo da Vinci

L’artista della genialità

Leonardo da Vinci, nato nel 1452 ad Anchiano e deceduto nel 1519 a Maniero di Clos-Lucé, Amboise, è stato uno dei grandi “geni” dell’umanità, simbolo del Rinascimento. La sua insaziabile conoscenza è stata conquista di maestosa elevatezza produttiva. Scienziato, filosofo, architetto, pittore, scultore, dise-gnatore, trattatista, scenografo, anatomista, botanico, musicista, ingegnere e progettista che, con decisa passione, donò vita alla sua eternità. Amor ogni cosa vince disse! E difatti, ogni cosa vinse con la sua fermezza d’amore nell’operare quelle pluridiscipline dai segni indelebili.

Tuttavia, portando l’attenzione alle sue opere pittoriche, resteremo esterrefatti dall’indiscutibile perfezione. Immaginiamo di alzarci di buon mattino e di aprire le finestre della camera al fine di far rinnovare il nostro spazio. Ebbene, in quello spazio in cui la notte ci è stata compagna, troveremo la risorgenza attiva della luce, quella che nelle opere d’arte più incisive giunge energica dalle tenebre.

La dama con l’ermellino
La dama con l’ermellino di Leonardo, è infatti un’opera decisa sulla valorizzazione del mezzobusto di Cecilia Gallerani e, mediante la prorompente forza della luce, la giovane nobildonna milanese con la rilevante presenza dell’ermellino viene illuminata intensamente contrastandone l’oscurità che la contorna. Come a voler annunciare l’importanza della stessa oscurandone il superfluo.
Identificata come l’amante di Ludovico Sforza, con fare gentile tiene in braccio l’ermellino simbolo di purezza e di incorruttibilità ma che, al contempo, lascia alludere al suo cognome riconducibile al termine greco “galé” ossia “ermellino”.
La nobildonna si presenta con il viso voltato a tre quarti verso destra, mentre il corpo vi è girato leggermente a sinistra. Il suo abito, elegante e variopinto, risalta sulla sua delicata pelle rosea-porcellana, sublimandone l’intenso contrasto della collana di perle nere che, incorniciandole il collo, si direziona a scesa sul seno.
L’olio su tavola, datato 1488-1490 è ubicato al museo Czartoryski di Cracovia. Acquistato in Francia al tempo della Rivoluzione o, in Italia poco dopo, fu portato al castello di Pulany in Polonia all’inizio dell’Ottocento e, probabilmente in tal contesto, venne aggiunta un’iscrizione in alto a sinistra, allusiva alla Belle Ferronnière (la bella moglie del ferramenta) . Intorno al 1830 fu riportato a Parigi ma senza incentrarne la sua elevata importanza poiché solo dopo il 1870, quando fu trasferito nella sede attuale, cominciò a richiamare l’attenzione degli studiosi inducendoli all’identificazione stilistica di Leonardo e confermandone i tratti dello stesso soltanto in tempi più recenti.
Le sue opere sono dunque un percorso strutturale dalla patrimonialità incommensurabile e noi, come figli apprendisti, provando a dare delle forme descrittive a ciò che è già sostanza, ci nutriamo della sua entità per meglio approfondirne la nostra.
Tuttavia, è beninteso dare peso alle parole, ai fatti e alle consapevolezze poiché, mediante dell’accurata analisi, possiamo valerne lo slancio sulla vita e ogni volta che il Maestro da Vinci ce lo ricorda, fa incorniciare i nostri occhi ai suoi nobili capolavori.

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La Gioconda
La Gioconda invece, è il dipinto di Leonardo più chiacchierato, discusso e osservato dalla vasta critica, nonché il quadro più famoso della storia dell’arte. L’enigmatica donna ritratta Monna Lisa, ossia Lisa Gherardini - meglio nominata “la Gioconda” poiché la si identifica come moglie del Giocondo - estroietta uno sguardo indagatore, magnetico, catturandone l’ammaliante vibrazione della sua imponente presenza che non può essere ignorata al suo prorompente richiamo. La scena, elegante e seppiata, dona calorosità alla protagonista che ci osserva elargendo un sorriso velato che seppur appare modesto è ben deciso sul suo volto. Tuttavia, la Gioconda non è solo un quadro, ma è un’identità che giunge ferma sul nostro cammino, lasciandoci una miriade di dubbi, talvolta contrastanti, ma che conservano delle verità legate al principio delle nostre analisi cognitive. Ciò vale a dire che, fin quando non vi sarà traccia di una verità univoca, ogni pensiero discordante conserverà il suo valore affine alla realtà. Tuttavia, anche chi ne veste i lineamenti di un uomo giovane - riconducendoci all’allievo e amante di Leonardo, Gian Giacomo Caprotti, ne conserva il pregio di un’accurata ricerca che, seppur opinabile, può ricondurci ad una interessante costruzione meditativa.
Infine, osservando lo sfondo, saremo accolti da una paesaggistica rilassante che, nel 2018, gli studiosi ne accertarono la località ritraente la valle dell’Adda, all’imbocco del lago di Lecco. L’opera pittorica, realizzata ad olio su tavola di pioppo è databile al 1503-1506 ed è conservata al Museo del Louvre di Parigi.

In fase conclusiva, possiamo orientare tutta la bellezza dell’arte e delle eclettiche espressioni del ‘genio’, in questo pensiero degno di osservazione: Chi biasima la pittura, biasima la natura, perché le opere del pittore rappresentano le opere di essa natura, e per questo il detto biasimatore ha carestia di sentimento.

Cit. Leonardo da Vinci

Posted

09 Feb 2023

Esplorando l'arte


Alessia Pignatelli



Foto dal web





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