Non sarà maggio per sempre

Henry Wadsworth Longfellow, tra i più noti poeti della Nuova Inghilterra dell'Ottocento

Maggio è in arrivo, un mese che si pone al centro della primavera e si carica ogni anno di una complessa rete semiologica per i suoi riferimenti ai riti pagani di passaggio delle società primitive e, nel mondo cristiano, per la figura della Beata Vergine cui il mese è dedicato. Maggio dei riti mariani e delle tenui tonalità nel cielo, quasi a vestire le speranze di ognuno di noi di dolci sfumature pastello in un momento triste per le tragiche notizie che continuano ad arrivare dal fronte russo-ucraino, dall’Afghanistan e dall’Iran senza dimenticare la distruzione che il terremoto ha portato in paesi come la Siria e la Turchia.




Mai come in questo periodo abbiamo desiderato assaporare la primavera del cambiamento, dopo gli anni dell’emergenza sanitaria e delle difficoltà economiche che, purtroppo, permangono. Ci siamo illusi di riuscire a recuperare brandelli di un’umanità perduta ma le atrocità ci circondano. Violenza e totale assenza di diritti per cui giovani donne e uomini stanno lottando, mettendo a duro rischio la propria vita. La guerra in Ucraina che continua a colorare di un velo di tristezza l’attesa della nuova stagione e di un periodo così bello. La povertà, infine, che spinge uomini e donne a cercare condizioni di vita migliori per i propri figli andando incontro, sfortunatamente, alla morte.
La poesia si è spesso concentrata su un mese così delicato e leggiadro come i simboli che rappresenta e, cosi, maggio ha finito per essere associato alla tematica del carpe diem come il poemetto che segue sembra indicare:

It Is Not Always May

Fanciulla che leggi questi semplici versi,
goditi la giovinezza poiché non resterà;
apprezza la fragranza della tua primavera,
perché oh, non sarà sempre maggio!

Tempus fugit e la consapevolezza che la nostra primavera non durerà in eterno appesantisce le nostre giornate per le immagini di orrori e violenze mentre vorremmo solo circondarci della bellezza che la natura ci fornisce con l’arrivo della bella stagione. Il poeta Henry Wadsworth Longfellow esorta infatti la giovane donna a godere della primavera nella sua fragranza e bellezza, proprio in considerazione della sua inevitabile fugacità. La bellezza assume così una valenza morale e si connota di valori positivi come reazione al “brutto” da identificare con il male.
I disparati testi poetici dedicati al mese di maggio, di cui la letteratura abbonda, rafforzano il senso della breve durata di ogni cosa, delle stagioni, della vita e della natura e di tutto ciò che è dolce. Tutto passa e scompare lasciando alla fine l’impressione che la vita non sia stata veramente vissuta e apprezzata nelle sue potenzialità di pace e serenità. Resterà quindi questo senso di profonda mancanza per questi anni mal vissuti, soprattutto nelle nuove generazioni?

L’inverno trascorso ha tinteggiato di grigio fumo le nostre anime, promettendo una primavera che appare però ancora debole e incerta nel quadro politico e sociale mondiale. Chi scrive crede fermamente nell’uso delle parola, l’unica vera arma in grado di risvegliare le coscienze e agire come faro illuminante per chi guida i nostri fragili paesi. Come i pellegrini medioevali imbarcati in avventurose imprese spirituali, con l’intento di venerare quel santo che li aveva protetti durante l’inverno, continuiamo ad attendere sperando che la primavera, quella vera della rinascita, non tardi ancora tanto e che non ci lasci troppo a girovagare senza meta perché maggio non vivrà per sempre.

Posted

10 Apr 2023

Pensieri e riflessioni


Lucia Lo Bianco



Foto dal web





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