Ci accoglie, poeticamente l’autunno. Pensieri che si compongono romantici e variopingono calorosamente d’estro visivo ogni paesaggio. Colori, generosamente magici, uniti in una pittura maestra che rende anche un quadro un successo, unico, nel percorso della vita. Perché in fondo è così che ci abbraccia l’andamento naturale delle cose, anche se, talvolta, viviamo in uno spazio temporale radicato dalle bellezze che oscu-riamo con dannate distrazioni incontrollate. E mentre ogni periodo ci fa dono di quelle virtù pure e divine, noi, esseri impuri, andiamo alla ricerca di impegni su-perbi, per appagare il nostro ego sistematico, annullando quella stratosferica e grandiosa semplicità naturale che vi è dinnanzi ai nostri occhi… la Vita.
Campo di grano con cipressi
dell’anticonformista Vincent Van Gogh innalza il pensiero di ogni essere umano in una dimensione di elevata caratura interiore. L’artista, nato a Zundert il 30 marzo del 1853 e deceduto a Auvers-sur-Oise il 29 luglio del 1890, diventò noto per lo stile singolare e, sebbene fu incompreso da quelle menti statiche e conformate da ‘strane leggi pittoriche’, dimostrò l’importanza dell’adattamento del colore nella corposità materica, annullando ogni principio dal profilo ‘matematico’ e innescando il vero senso della libera espressione tecnica e morale con delle forme in movimento date dalle stesure vorticose e granulose dei colori. Si tratta dunque di un impatto animato che scuote le nostre emozioni nel trasporto delle ondulazioni, lasciando vibrare le percezioni prodotte dal quadro sulla nostra pelle. Osservando lo sfondo, i monti bluette ispirano il cielo che propone anch’esso delle strie della stessa tonalità e, accompagnato dal verde ceruleo e dal bianco brunito delle nubi, presenta baroccamente delle forme morbide e vaporose in tutta la superficie Celeste, accentrandone operosità e predominanza scenica. Sul lato destro, la forma affusolata del cipresso più alto sembra esservi madre dell’opera e, affiancato da un cipresso più piccolo, effonde un senso di appartenenza sul valore familiare. Cespugli smossi dal vento ondeggiano come maree contornando la vastità dorata del campo di grano. Ed è lì, dove il sole si posa e scalda il contrasto fresco e volubile d’autunno che vi risiede un senso profondo di pace.
L’equilibrio armo-cromatico sprigio-nando degli impulsi pacati sull’impe-tuosità ritmica della visione ci indu-ce ad una dimensione spirituale ap-pagante, dove vi è l’espressione più vera e identitaria della nostra anima e, nella forza turbolenta di quelle pennellate sincere, possiamo trovare una sorta di correlazione con l’armo-nia interiore. È un’opera a contrasto, proprio come l’autunno fresco e ca-loroso, come le nostre emozioni dense e leggere, come quei senti-menti irrequieti e tranquilli.
L’elaborato pittorico ad olio su tela ha una dimensione di 72,1 x 90,9 cm ed è conservato alla National Gallery di Londra. Realizzato nel 1889 è titolato come altre due opere similari di Van Gogh, di cui una, fu realizzata nello stesso anno e ad oggi è sita nel Metropolitan Museum of Art di New York. L’altra invece, dal formato più piccolo, è appartenente ad una collezione privata.
L’artista con il suo ricco percorso motivazionale dimostrò quanto l’enorme meraviglia della natura desti instancabilmente stupore e, incoraggiandosi ad un’attenta analisi, raggiunse questa consapevolezza: Finché ci sarà l’autunno, non avrò abbastanza mani, tele e colori per dipingere la bellezza che vedo. Ebbene, traendo spunto da queste parole decisamente acute e sincere, apprendiamo un’analisi interessante, ossia che nella varietà policromatica vi è il senso profondo della comunicazione e così come la natura genera un linguaggio multiforme, anche il genere umano mediante i colori effonde la propria personalità. Tuttavia, esprimendo delle emozioni talvolta incontenibili non riusciamo a trattenere tutte le tinte emotive e proprio come una figurazione artistica dagli impulsi inarrestabili – mani e colori – non saranno mai abbastanza per riprodurre quello che vediamo dal profondo del cuore.