Albert Camus

Lo straniero e il concetto di assurdo

Albert Camus (Dréan, Algeria 1913 – Villeblevin, Francia 1960) è stato uno scrittore, filosofo, saggista, anarchico francese, una delle figure più autorevoli del panorama della letteratura contemporanea e il protagonista controverso, insieme a Sartre, dell’Esi-stenzialismo.
Camus crebbe in un quartiere popolare di Algeri, nella miseria e per potersi mantenere agli studi fece diversi mestieri. Grazie al suo insegnante di scuola elementare, Louis Germain, potette partecipare ad un concorso per una borsa di studio.


A Louis Germain, Camus resterà sempre legato da un sentimento di profonda riconoscenza, fino a dedicargli il discorso per l’accettazione del Premio Nobel per la letteratura nel 1957.
Nel 1930 sarà colpito dalla tubercolosi, malattia che all’epoca era ritenuta inguaribile; ciò influirà sulla concezione di assurdo per ciò che riguarda la visione del mondo. Nel 1935 aderì al partito comunista, ma le sue idee non si conciliavano con quelle del partito, di conseguenza fu accusato di trockismo e costretto ad allontanarsi.
Nel 1940 si trasferì a Parigi e partecipò alla Resistenza francese dopo l’occupazione tedesca, aderendo al movimento Combat; alla liberazione della Francia, da questo stesso nome nascerà il quotidiano di cui lui sarà redattore. Nel 1945 partecipò a Parigi al primo Congresso internazionale del Movimento Federalista Europeo fondato da Altiero Spinelli e Ursula Hirshmann; l’obiettivo di questo Movimento era di costruire gli Stati Uniti d’Europa; al Congresso vi parteciparono anche Emmanuel Mounier e George Orwell.
In questo periodo curò le opere postume della filosofa anarco-cristiana Simone Weil, morta di tubercolosi nel 1943; Simone Weil aveva appena trentaquattro anni, quando morì. L’opera Lo straniero venne pubblicata nel 1942 e nel 1943 ricevette una critica autorevole da parte di Jean Paul Sartre, sarà proprio Sartre a parlare di passione per l’assurdo. Il pensiero filosofico di Camus risentirà della filosofia di Sartre, del primo Heidegger, di Nietzsche, Proudhon e del pensiero di Simone Weil.
L’interesse di Camus non è l’Essere ma l’Assurdo, l’assurdità della nostra condizione umana; l’uomo si trova a vivere tra la ricerca di senso, imprescindibile dal concetto di esistenza e l’insensatezza della vita.
Camus è considerato un esponente di spicco dell’esistenzialismo ateo e letterario, ma lui non accettò mai questa definizione e nemmeno si definiva filosofo.

L’Esistenzialismo di Albert Camus
Il principale oggetto di studio dell’Esistenzialismo è la condizione umana, nella quale si manifesta poi la natura stessa dell’essere, che è oggetto della filosofia. Di fronte all’universale astratto, l’esistenzialismo af-ferma la realtà del singolo, dell’individuo con la sua personalità, con il suo dramma, con le sue tragiche lacerazioni. Sartre è il massimo rappresentante del-l’esistenzialismo francese ateo, parte dall’analisi fe-nomenologica della coscienza, dell’essere per sé e in sé e conclude con l’affermazione che essa, in quanto presenza a sé stessa, ha come suo elemento co-stitutivo il nulla o meglio la possibilità di nullificazione. Essa è libertà e la vita è perenne progettazione, ma qualsiasi progetto è destinato al fallimento, perché l’uomo non potrà mai realizzare l’essere totale e assoluto, com’è suo desiderio. Cosicché la possibilità si traduce in una radicale impossibilità.




Mentre l’esistenzialismo di Camus è più radicale, non ci sono risposte alle domande essenziali, il male di vivere è profondo, estremo, angosciante, nonostante tutto la vita va vissuta. Nel Mito di Sisifo l’eroe mitologico assurge a simbolo dell’assurdità dell’esistenza; l’assurdo nasce dalla dicotomia tra le attese della ragione e la dura realtà dei fatti (Abbagnano, Itinerari di filosofia).

”Lo straniero” e il concetto di assurdo
Lo straniero fu l’opera che gli diede notorietà e lo fece affermare nel panorama letterario. Racconta la storia di Meursault, uomo apparentemente insignificante, che non emerge dalla massa, dalla personalità indefinita e inqualificata; è un uomo che si lascia vivere dalla vita, ne accetta le privazioni e allo stesso modo i favori con totale noncuranza, come se una cosa valesse l’altra. Per lui hanno importanza le cose fondamentali dell’esistenza umana: un lavoro, una casa, le abitudini sempre uguali dei suoi vicini, del suo quartiere e le sue, un buon pranzo e la presenza, più fisica che morale, di una donna. Nel romanzo subentra la figura di Maria, con cui Meursault riprende un rapporto che in passato si era interrotto. Ma nemmeno l’amore di Maria riesce a scuoterlo e a fargli prendere una posizione, esprimere un’opinione, nulla lo scuote. Quando lei gli chiede se l’ama, lui dice di non saperlo, né si sforza di tentare di capire se almeno prova un qualsiasi sentimento.

La figura di Maria, però, è per lui una presenza affettuosa, che in un certo senso sostituisce quella di sua madre, la cui perdita è sembrata non averlo toccato intimamente, ma il cui ricordo spesso l’assale e Meursault sembra meravigliarsene. L’episodio che sconvolge la routine della vita di Meursault è il delitto che egli compie, uccide l’Arabo, che aveva precedentemente incontrato sulla spiaggia; ancora una volta, però, Meursault non sa perché ha compiuto quel gesto, ne ignora le motivazioni, spara e poi ancora spara tre volte sul corpo già morto. Perché Meursault spara? Per esprimere attraverso un gesto estremo e immediato nella sua violenza qualcosa di represso da molto tempo, magari il dolore per la perdita della madre o dei sensi di colpa per averla abbandonata nell’ospizio, che superficialmente sembravano non appartenergli? O forse Meursault vuole dare uno scossone alla sua vita, anche se noi non sappiamo quanto in realtà sia lui il vero artefice, attivo, di questo gesto o sia strumento passivo della volontà spietata della vita.

L’unica certezza sta nel fatto che Meursault finisce per trovarsi in quella situazione per avere aiutato un suo vicino, Raimondo, uomo di dubbia fama. Il grilletto parte e da lì comincia tutto. Da quel momento tutto si concretizza nella descrizione della vita di Meursault nel carcere, delle condizioni dei carcerati, delle speranze dell’avvocato che gli è stato assegnato in sua difesa, dei tentativi del giudice istruttore di risvegliarlo dalla sua apatia, dei tentativi di avvicinarlo a Dio: di fronte all’assurdità dell’esistenza e del mondo le condizioni filosofiche e religiose risultano essere palliativi e mistificazioni.
Meursault negherà più volte, nel processo, di credere in Dio. L’indifferenza di Meursault durante il processo dinanzi alle accuse fattegli, al suo destino di morte e alla sua insensibilità verso la morte della madre, non fanno altro che screditarlo agli occhi della giuria.

Il romanzo evidenzia fortemente il concetto di assurdo, il lato buio e controverso della natura umana, l’indifferenza e l’insensibilità nei rapporti umani, oltre a trattare i temi della solitudine e della morte; il titolo è già illuminante, l’uomo è solo in un mondo a lui estraneo, straniero, ossia al di fuori di tutto, della società, delle convenzioni e di sé stesso.

Come Sisifo, Meursault è un eroe dell’assurdo: la lucida coscienza del reale gli consente di giungere, attraverso una logica esasperata, alla verità di essere e di sentire; ma questa è una verità ancora negativa, senza la quale, però nessuna conquista di sé e del mondo sarà mai possibile, così scrisse Camus nella prefazione all’opera per un'edizione americana dello Straniero.

Posted

04 Jan 2025

Storia e cultura


Tina Ferreri Tiberio



Foto dal web



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