Schegge tradotte in lingua latina “Assulae” è il titolo di questa silloge del poeta siciliano Josè Russotti nato in Argentina da genitori malvagnesi emigrati ma tornati, dopo qualche anno, al loro paese dove Russotti ha vissuto la sua adolescenza.
Assulae – schegge – non sono certo dolcetti ma pezzi di pietra o di metalli che, se feriscono, fanno veramente male.
Il Male di vivere ci fa subito pensare ai poeti Montale e Ungaretti, che sono stati considerati “ermetici”. In verità questo aggettivo è scomparso ed è stato sostituito con “poesia pura”. Pura perché, scomparse le strutture classiche, la rima, la composizione metrica e strofica, non si sapeva appellare questa nuova poesia di cui tutti, però, non negarono la sua verità e la sua validità. Dopo la grande poesia narrativa di G. Leopardi un lieve deragliamento si ebbe non con Carducci e Pascoli ma, soprattutto, con D’Annunzio.
Il poeta Russotti appartiene senza alcun dubbio allo schieramento della poesia pura che si affida essenzialmente alla parola e alla sua ricchezza semantica. Elemento fondamentale per comprenderne il sentimento profondo, il poeta si serve della metafora che nel suo significante concreto e reale contiene significati immaginifici e spirituali.
Nell’analisi della silloge di José Russotti, incontreremo: la contemplazione della natura, il rapporto tra sé e gli altri, il sentimento d’amore, il dolore esistenziale.
La contemplazione della natura
Questi pochi versi parlano subito della confidenza del poeta con tutti gli aspetti della natura per aver vissuto l’infanzia e l’adolescenza durante le vacanze nell’antico paese di Malvagna situato geograficamente all’interno dell’isola, di fronte all’Etna, vulcano più alto d’Europa. La contemplazione delle montagne, dei boschi, della impareggiabile bellezza della valle dell’Alcantara, hanno determinato, nel sentire profondo della sua anima, un amore assoluto per la natura che la sorte gli ha concesso.
L’alba è davvero lontana/ in questa terra di contrasti. / nuvole dense, compatte,/senza allungarsi o scaturire/ disegnando la curva del cielo./ Saltano i puledri negli steccati/ con nitriti da combattimento/ mentre le cicale di Sicilia/ cantano sfinite al sole d’agosto. (da: L’alba è davvero lontana).
Nello stupore del bianco asfodelo/ e nuvole nere gonfi di presagi/ le lucciole stordite/ rimasero a guardare/ la sublime teoria del salto… (da: In un volo d’Icaro). Nell’agitare delle foglie, è uno strano imbrunire, /come tanti stasera... (da: Nei convulsi silenzi).
Il rapporto tra sé stesso e gli altri
Questo secondo aspetto dei versi del poeta, assolu-tamente di carattere moderno, mostra la solitudine degli uomini e la sconfitta della socialità distrutta da egoismi personali.
Noi camminiamo delusi e distratti/ racchiusi nell’umano destino/ smarriti in percorsi inattesi/ sfiorandosi appena coi fianchi/ sotto il cupo rumore di aerei/ che alti nel cielo/… (da: Nessuno che sappia l’un dell’altro).
In questo tempo d’illusioni,/ di danze sfrenate e cravatte abbellite al collo/ divampa l’odio. Divampa. L’umile croce sul Calvario non basta/ a scuotere la memoria di chi resta/… (da: Nella fame degli avi).
Tra la precarietà del sogno e/ l’amara realtà del divenire,/ l’aria che respiro/ è un’indicibile tristezza,/ … (da: Nei raggi mattinali).
Il sentimento d’amore
Questo aspetto della poesia di Russotti mi fa pensare a P. Neruda e alle sue poesie d’amore: se ogni giorno sarà scoprire quello che siamo/ e non il ricordo di come eravamo/se sapremo donarci l’un l’altro/ senza sapere chi sarà il primo e chi l’ultimo/ se il tuo corpo canterà con il mio/ perché insieme è gioia…
“solo chi ama senza speranza conosce il vero amore”, Russotti appare triste e deluso ma con l’amore nel profondo del cuore.
Come rugiada che gela i miei piedi/ nel canto d’autunno/o nelle pieghe delle mie lenzuola sgualcite/ lasciate che io pianga/… (da: Ingrato è il tempo).
L’amore ch’io sento dentro/ lo regalerei al primo sordo/che incontro per strada/… (da: In questi tempi di censura).
Non importa se sulle labbra/ non sento più il calore delle tue dita/ non importa se la lava ha coperto/ la nobile impronta dei tuoi passi/ la nebbia delle colline/ha invaso ormai la mia casa. (da: Non importa se sulle labbra).
Con il cuore che fuggiva lontano/ dalle fauci del destino/ stringendo ghirlande di lacrime/ restammo legati a una certa storia/ a un certo desiderio. (da: Avvolti).
Il dolore di esistere
Il commento è semplice: tutti i poeti cantano il dolore di vivere perché l’amore per la vita viene turbato e qualche volta ferito dalle disumane sofferenze.
Anche su navi d’affollate partenze/ nessuno sa incidere l’addome/ di quel male oscuro/ che intreccia fili/e lasciti di memorie. (da: Lancio biglie argentate).
Inseguendo scie di meteore/ e versi sulla carne maciullata/ sulla pelle cosparsa di ferite/ provai ad abbozzare/ improbabili narrazioni/sul diario di giornata. (da: Inseguendo scie di meteore).
Ma nelle parole sparse al vento/ non si muove una fragile foglia/ ed io genuflesso/ davanti il sudario delle mie passioni/ chiuso nel mio dolore/ scopro il senso del distacco. (da: Dentro le mie tasche).
Conclusione
In generale tutta la silloge del nostro affermato poeta è pervasa di dolore dall’infanzia ad oggi. La ricerca d’amore e di speranze su questa terra e l’oltre è un continuum che suscita profonda commozione. I poeti hanno la capacità di dire ciò che noi pensiamo. Dal punto di vista della struttura risulta di grandissimo valore l’uso della parola che si lega straordinariamente alle molteplici metafore. Il Russotti crea con spontaneità l’universo poetico nella sua immaginazione che si concretizza ed esprime in versi ricchi anche di musicalità. Il poeta è evidentemente dotato di intelletto creativo: pittura, musica, poesia gli appartengono; ne ha fatto e ne fa ancora dono a chi sa leggere. Di tutto questo lo ringraziamo.