Franco Donatini

Elementi politici nell’opera di Giovanni Pascoli

La visione politica, non sempre adeguatamente considerata, ha avuto un ruolo importante nella vita e nella poesia di Giovanni Pascoli. Il trauma subito all’età di dodici anni a seguito dell’assassinio del padre nel 1867, mentre tornava a casa da Cesena sul proprio calesse, ha influenzato fortemente non solo la sua poesia, ma anche la visione politica che maturò nel corso degli anni universitari a Bologna.

Durante questo periodo conobbe Andrea Costa, si avvicinò al movimento anarco-socialista, influenzato da personalità rivoluzionarie come Mikhail Bakunin, e cominciò nel 1877 a tenere comizi a Forlì e a Cesena.

Un nuovo linguaggio per affrontare consapevolmente l’ineffabile futuro

Partiamo da lontano, partiamo da Platone. Mi chiederete perché andare così indietro. Perché per prevedere dove stiamo andando è necessario capire come siamo arrivati fin qui.
Per Platone esistono due livelli del mondo, quello materiale e sensibile e quello immateriale e intelle-gibile. Una sorta di dicotomia, riferibile a quella già sviluppata da Eraclito e Parmenide, una opposizione netta tra divenire ed essere. Il divenire è oggetto dei sensi, l’essere dell’intelletto, il passaggio da un livello all’altro è quello dalla fisica e alla metafisica.
La metafisica serve a salvare, dal relativismo contin-gente, le cose del mondo, intendendo con esse sia la natura che l’umanità, in quanto i sensi non consentono di darne una definizione univoca.

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