Onia Angiulli

La città di Bari vista con gli occhi di Piovene

viaggiatore in Italia e, oggi, con quelli di Giuliano Foschini, reporter per i Viaggi del Venerdì di Repubblica

L’ammirevole libro di Piovene, Viaggio in Italia è il frutto di un lungo viaggio durato tre anni (1953/1956). Pubblicato nel 1957, era finalizzato ad un ciclo di trasmissioni radiofoniche, per conto della Rai, onde descrivere quel momento di trapasso che andava registrandosi nella nostra nazione. Il testo è uno dei più interessanti della letteratura odeporica del Novecento italiano. Ed ecco quanto vi si apprese all’epoca dall’autore.
La Puglia è la regione in cui più si averte l’Oriente. I baresi ricordano come una favola recente gli anni in cui gli albanesi traversavano il mare carichi di monete d’oro. Essa ospita un’immensa mescolanza di razze. Vi è il sangue normanno e svevo, per cui i pugliesi possono essere anche biondi con pelle chiara, nordici anche nel carattere; presenta villaggi in cui si parla il greco antico, o si parlava fino a pochi anni fa; altri in cui risuonano persino parole francesi.

Oronzo Liuzzi

Un poeta avanguardista pugliese di cui Fasano, suo paese d’origine, è orgogliosa

Oronzo Liuzzi, nato a Fasano (BR) nel 1949, laureato in Filosofia all’università di Bari, vive ed opera a Corato (BA); collabora con giornali e riviste letterarie, si occupa di arte grafico-pittorica presenziando a rassegne nazionali e internazionali. Con esposizioni personali è presente in varie regioni italiane.
Ha un debole per la poesia producendo nel corso degli anni numerose opere e partecipando a importanti kermesse letterarie organizzate da varie realtà culturali. Nel Luglio scorso ha pubblicato “Non Stop”, raccolta antologica di tutta la sua produzione poetica nell’arco di un cinquantennio, come si deduce dal sottotitolo (Poesie 1970 - 2020), dalla prima raccolta L’assoluta realtà alla ventesima Mutomutas con un saggio di Luciano Pagano, anch’egli raffinato poeta scrittore che dirige la casa editrice Musicaos.
Artista poliedrico, Liuzzi usa parole che non hanno bisogno di segni di interpunzione né di essere legate da congiunzioni. Sono parole che disposte in una sequenza apparentemente disordinata scoprono, denunciano, facendosi di volta in volta, musica, preghiera, sentimenti. Il poeta vuol sentirsi libero da costrutti linguistici, dalla sintassi, dalla metrica e da quanto rappresenta per lui una barriera architettonica del pensiero.
Nel corso del cinquantennio, Oronzo Liuzzi è andato occupando un posto di rilievo nella produzione poetica pugliese e non solo.

Le rattoppatrici di reti

Quando andare a scuola significava anche supportare lo stato di indigenza familiare

Venivamo da un periodo in cui il genere femminile veniva completamente emarginato. In particolare il fascismo aveva duramente represso ogni attività pubblica che registrasse la loro presenza. Bisogna arrivare al 1945 quando sorsero i primi movimenti femminili che lottarono per il riconoscimento del voto alle donne, ottenuto nel 1945. Anche a Fasano, mio paese di origine e attuale residenza, le donne cominciarono ad acquisire la consapevolezza che, al di là del diventare mogli e madri, potevano realizzarsi come persone.

Il dialetto nell’odierno panorama sociale

Le parlate locali diventano patrimonio nazionale

D opo la fine della seconda guerra mondiale solo una minima parte della popolazione riusciva a comunicare correntemente in italiano. Oggi l’italianizzazione è generale, ma non per questo i dialetti hanno perso funzione e vitalità. Nel contesto attuale italiano e dialetti non sono in conflittualità, possono coesistere in armonia. È molto importante il modo in cui il dialetto viene percepito, non tanto dai linguisti quanto da coloro che lo parlano.

Il medico di famiglia tempo fa

Quando il dialetto era mezzo di comunicazione tra il dottore e il paziente

Dei medici fasanesi di epoche antecedenti tanto si è detto e scritto. Le mie riflessioni riguardano il medico di tempi contrassegnati da un basso livello d’istruzione dei cittadini. il medico di base ha sempre avuto una comunicazione interpersonale con pazienti provenienti dai più disparati strati sociali per cui, una volta, era facile che per alleggerirsi il compito e poter emettere una diagnosi interloquisse con i più sprovveduti ricorrendo al dialetto.

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