Maria Assunta Oddi

Pagano e cristiano nell’opera di Cesare Borsa

Cesare Borsa, artista di grande e riconosciuto talento, è un figlio prediletto della Marsica di cui racconta, nella magia della trasfigurazione artistica, la storia secolare con infinita dolcezza. Pastori, carrettieri, contadini, venditori ambulanti, artigiani, spigolatrici, braccianti e donne del popolo si fanno metafora di un mondo reale che parla della metafisica di una “Terra Promessa” nella ricerca di una felicità terrena che si fa spirituale. Solo i “Grandi” riescono a rappresentare la quotidianità facendo trapelare la spiritualità nella luce emanata dai colori. Come diceva Braque “L’arte è fatta per turbare” con la capacità di rivisitare i luoghi fisici per farne paesi dell’animo.
Passare quindi da una descrizione artistica della natura e delle opere dell’uomo ad una descrizione interiore il passo non è lontano. Le sue splendide maternità affrontano, con un linguaggio pittorico chiaro e pregnante, le contraddizioni di una condizione esistenziale che coinvolge la sfera emotiva dell’osservatore. Se da una parte vede la tenerezza di un bimbo che ricorda il divino “Bambinello” dall’altra mostra la tragicità di un cucciolo d’uomo destinato ad una vita povera e travagliata.

Il Festival della canzone

Un suggestivo viaggio nella poesia

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La percezione sociologica del Festival della canzone tocca i cuori, quando al di là degli interessi contingenti delle aziende discografiche, delle mode e delle tendenze del momento, del narcisismo edonistico nel desiderio insopprimibile di apparire, racconta con note e parole le sfumature complesse delle emozioni umane. Liberata dalla superficialità lo spettacolo musicale ribalta i valori della cultura imperante emozionando e si fa impegno sociale che induce alla riflessione sui piccoli e grandi temi dell’esistenza.

Contro ogni forma di discriminazione razziale

Maria Assunta Oddi propone ai giovani la cura della memoria in nome della poesia

Sotto le stelle impassibili, sulla terra infinitamente deserta e misteriosa, dalla sua tenda, l’uomo libero tendeva le braccia al cielo infinito non disturbato dall’ombra di nessun Dio (Dino Campana).

Uomini pace! Nella prona terra troppo è il mistero; e solo chi procaccia d’aver fratelli in suo timor, non erra (Giovanni Pascoli, I due fanciulli)

Discorrendo su “Verso e Metaverso”

nel liceo Pisco-Pedagogico Benedetto Croce nella città di Avezzano

Saluto i docenti per la professionalità e la disponibilità nel misurarsi in un progetto metodologico e didattico così importante in una formazione capace di dare risposte alle complesse ed inedite problematiche della contemporaneità affinché diventino occasione di crescita non solo tecnica e nozionistica ma umana.
L’arte di insegnare – ha scritto Anatole France – consiste tutta e soltanto nel risvegliare la naturale curiosità delle giovani menti per progettare un mondo migliore superando difficoltà che sembrano insuperabili.

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