Giuseppe Rando

La fresca brezza di Russotti

Un libro in cui emerge l’animo inquieto e sensibile di chi vive e ama profondamente la sua terra

Moravia era convinto che “poeti ne nascono tre quattro soltanto in un secolo”, riferendosi ovviamente ai grandi poeti nazionali. E, se guardiamo alle storie e alle antologie della letteratura italiana, nella fattispecie, non possiamo dargli torto.
Giorgio Bárberi Squarotti, poeta (si veda l’edizione completa delle sue poesie in Dialogo infinito, Genesi Editrice, Torino 2017) e critico di poesia contempo-ranea (basti considerare I miti e il sacro. Poesia del Novecento, Pellegrini, Cosenza 2008), d’altra parte, nel rammaricarsi per la profluvie dei poeti contempo-ranei, condannava, giustamente, “la stoltezza e la presunzione” di moltissimi di loro, aggiungendo che “di metrica e ritmo non sanno nulla” e affermando che “sono degni di lettura soltanto se hanno la consapevolezza dei loro limiti, con ironia e un po’ di gioco e divertimento” (in La quarta triade, Spirali Edizioni, Asti 2000). Tesi difficilmente contestabile, peraltro.

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