Inquisito sociale

(Amoroso Anna Fatima)


“L'eresia di un'epoca diventa l'ortodossia della successiva.”
Analogamente alla “caccia alle streghe”,fenomeno che monopolizzò il panorama ideologico-sociale per tutta l’età medievale ed altresì per gran parte dell’età moderna,al giorno d’oggi stiamo assistendo ad una progressiva demonizzazione di chi è diverso,soprattutto se in questa diversità apparente vi è una donna. La società odierna,in preda a deliri di onnipotenza ideologica tende ad emarginare,in virtù della tendenza tesa alla cristallizzazione mentale,maturata in seguito alla formazione di raffigurazioni condivise di gruppi sociali,vale a dire opinioni e stereotipi,tutti coloro i quali non rientrano esteticamente e mentalmente in quelli che sono i parametri schematici,i paradigmi sociali tipizzati nella cultura comune.
Erano tutte sedute al grande tavolo di legno dell’enorme sala da pranzo,riunite per il consueto ma non per questo scontato pomeriggio di poker. Un piatto di stuzzichini al centro dell’enorme tavola,erano assorte nei loro pensieri,quello più importante aveva per protagonista la loro amica Paula,recentemente scomparsa a seguito di un atto estremo:penzolante,con gli occhi ancora aperti,aveva lasciato un messaggio al mondo,un messaggio disperato,frutto di eterne ed esasperanti estromissioni in tutti i campi,principiando da quello lavorativo,passando per quello amoroso per pervenire a quello socio-affettivo. Non ne poteva più Paula,dotata di una personalità e di un’intelligenza nonché di una straordinaria cultura,e più in generale di un patrimonio spirituale il quale compensava ampiamente ciò di cui la Natura l’aveva privata a livello fisico.”Sei brutta”le dicevano. Racchia,stupida grassona. Ma Paula non era affatto stupida,era estremamente sensibile. Solo che mai nessuno si era mai preso la briga di conoscerla meglio,esulando il suo involucro ontologico delle sue brutte fattezze,a causa delle quali ella si era costruita un mondo tutto suo,nella sua piccola casa,nel suo tranquillo quartiere che condivideva con donne che,al pari di lei,erano relegate ai margini della società per i più svariati motivi. Paula non si era mai sposata,non era mai stata corteggiata,non aveva la minima idea di cose fosse l’amore. “Strega!”,le dicevano i ragazzini che giocavano ogni giorno nel vialetto di casa sua. Era diventato insopportabile,ogni giorno ad ogni ora gli esponenti di una società malata,nella quale omologarsi a certi stereotipi e canoni estetici è un dovere di donna, avevano lentamente ma inesorabilmente instillato nel suo più profondo aspetto deontologico il terrore della sua stessa immagine,portandola così,in un caldo pomeriggio di fine settembre,a togliersi la vita sconvolgendo l’esistenza delle sue uniche amiche,le quali dal canto loro,cominciavano a temere di dover fare la sua stessa fine.
“Prima di togliersi la vita ha rotto tutti gli specchi di casa sua:è lampante che viveva un profondo disagio del quale noi non ci siamo accorte”disse Cleopatra alle altre.
“In fondo riunirci a questo tavolo anche questo venerdì è in un certo senso proprio ciò che lei avrebbe voluto”fece per farsi coraggio Eva.
Era strano,prima di allora Eva e Cleopatra non si erano mai sentite così vicine. Si erano conosciute il giorno del trasloco di Eva e nonostante gli anni trascorsi a vivere vicine erano state molto restie ad aprirsi l’una con l’altra così,come stavano facendo di fronte al piatto di salatini quel venerdì. Eva era una donna altresì connotata da una bellezza tale da renderla agli occhi ed alle menti delle donne della città una sorta di “Diavolo tentatore”,una “Lupa Verghiana”,bella da far impazzire tutti gli uomini con cui veniva a contatto e da lasciarla costantemente sola e più infelice di prima. Era dedita agli incontri occasionali e questo turbava non poco tutte le mogli degli uomini del vicinato e non solo,sospettose del fatto che i loro mariti potessero essere stati una sua preda. Eva però non ci faceva caso,sposando appieno le teorie del piacere Epicureo e forse estremizzandole un tantino,era convinta che la vita andasse vissuta. Stregare la mente ed i sensi degli uomini per lei era un vero e proprio piacere. Come accadeva alle “streghe” medievali e dell’età moderna,ree di professare un culto dell’unione intesa come atto sessuale teso al rilascio di energia positiva,il rogo metaforico per Eva era rappresentato dal non essere benvoluta dalle parrocchiane del vicinato,le quali non le rivolgevano parola,nemmeno il saluto. Eva ormai era abituata ad essere moralmente condannata,ritenuta una “poco di buono”dalle beghine del vicinato,era abituata a non essere invitata alle giornate parrocchiali,ai giochi,ma non sapeva per quanto sarebbe durata in quelle condizioni. Appena conobbe Cleopatra,capì che erano più simili di quanto si potesse immaginare. Anche Cleopatra era bellissima,ma c’era un’altra cosa oltre al suo corpo che ella adoperava per sfruttare al meglio gli uomini e le situazioni:la sua intelligenza. Grazie a questa,Cleopatra aveva imparato a manipolare le menti e le anime delle persone e così facendo aveva intrapreso una carriera politica ammirevole,la quale ammutoliva tanti uomini incapaci che avrebbero desiderato,anche per un solo secondo,possedere il suo cervello. Ella però aveva pagato a caro prezzo la sua assoluta non accettazione all’essere remissiva,con un mobbing estremo praticato dai suoi colleghi che,invidiosi e timorosi della sua ascesa politico-sociale,cercavano in tutti i modi di isolarla socialmente e professionalmente,per far si che desistesse dai suoi ambiziosi propositi.
Vanessa era quella ritenuta da tutti la “strega per eccellenza”,a causa del suo essere solitaria e poco incline alla dolcezza. I bambini sono lo specchio dei genitori,lo sappiamo e comprendiamo anche perché Vanessa aveva intrapreso,nella sua “dolce solitudine”,un profondo ed intenso percorso di introspezione psicologica,volto ad esorcizzare i demoni del suo passato che le impedivano di socializzare. Era ritenuta una “sfigata”dai suoi colleghi universitari,perché preferiva di gran lunga un buon libro ad una folle notte in discoteca all’insegna di alcool ed ecstasy.
Diceva Oscar Wilde”se Dio non avesse fatto la donna non avrebbe fatto il fiore” ed è proprio vero:attraverso di lei passano le linfe vitali della terra. Una donna deve essere amata non per i suoi pregi,ma perché è tale,non per il suo aspetto fisico, per la sua bellezza o le sue fattezze,per il suo “modus operandi”quotidiano,per la sua estrosità,per la sua indipendenza economico-sociale. La donna è l’apoteosi di Madre Natura,è l’angelicata forza che con le sue dolci carezze ingentilisce gli animi degli uomini,è la creatura soave dalle ali dorate dello stilnovismo,è la Beatrice di Dante,è la Francesca di Petrarca,è la Fiammetta di Boccaccio,è Eva,è Cleopatra. Allora resta un quesito irrisolto:chi è la strega? È una ribelle che spezza gli schemi,che evade dal suo mondo di brutale schiavitù psico- ideologica. Ma allora,la strega..chi è? Diceva Sologub”il Demonio c’era davvero. Il Demonio della persecuzione,dell’intolleranza,dell’odio”.