a cura di Massimo Massa

Recensioni

Mirella Musicco

Accostarsi alla poesia di Gastone è saggiarla nella sua espressione più pura, assemblando emozioni e pensieri in accostamento empirico, rivestito da una patina surrealista e onirica.
Il fascino è caratterizzato da stati d'animo e immagini da incastrare come in un mosaico, dove ogni singolo pezzo da vita all'intensità: parole intrise di dolore e amore, frecce lanciate a scandagliare il soffio vitale afferrato da chi ama tuffarsi nella ricerca di quell'angolo di poesia che accarezza l'essenza.
Innocenza e purezza spiegano le loro ali nella ricerca dell'eternità nella memoria, nell'ottava nota che ognuno di noi, "Tu", tesse in amore oltre la consueta melodia delle stagioni. "Pentagramma della passionalità" la donna diventa l'estro e la passione, intimamente e dolcemente posata sul verso. Tutto è un brivido da cogliere nella complessità dei sentimenti e di quel brivido ci regala vigore per stringerlo intimamente al nostro io, nei segreti celati e vergarti dal cuore.

Sferza il richiamo sul sentire, anche con evocazioni riprese in quel "sentimi" che destano stupore nell'immaginario, accompagnandolo nel "segreto della follia": vivido, autentico e originario. "Acciottolarsi sul ciglio della vita" è scorgere la verginità originaria e, Gastone, impavido nella ricerca "nel racimolar mancate risposte" inquieta negli interrogativi che scandagliano il tempo, sia pure senza approdo, sia pure nei limiti di "servili promesse".
Meraviglioso è il dileguarsi delle voci sopite nel tempo che regalano quiete e sguardo d'oltre, come "quando il sole di gentile brezza avrà ammaestrato lo stormir delle palpebre ammirerò i seni delle stelle allattare il chiacchiericcio delle rughe": intensa è la capacità evocativa delle immagini come fotogrammi del susseguirsi del ticchettio delle ore che accompagnano l'istante, regalando la verità colta nell' imprescindibile per far diventare vita la vita. Gastone ci dona la sua strada per condurci a riflettere sull'Ottava Nota, il nostro canto, la nostra musica, quella che ci fa assaporare il perché dell'esistenza anche nel disamore.

La lirica raggiunge l'apice nel ritrovar della memoria, pagine scritte di un libro unico e non rivedibile, rilegate nelle pieghe del viaggio dove "fotocopiati orizzonti" sembrano il cammino sicuro per il quale si paga il non essere o il non aver osato Amore, quando la scelta dell'incedere come fantasmi nutriva pago il respiro; nel "sanguinante corpo" il Poeta mostra le flagellazioni del rimpianto.
"Segretamente" Gastone serve l'inconscio dove "l'istinto del passato" è da lui amato e rifiutato per non "liberare primavera" ma anche sospirato, con quella dolcezza infinita che alita evanescente tra le sue parole: "Rinasceremo tra i roseti dell'anima e sui abbozzi di lacrime", malinconia struggente e delicata tesa al ricongiungere particelle ancora in vita.

Il tempo non ammette rese e lascia andare inevitabilmente perché "Non sappiamo goderci negli anni impavidi delle scelte vergini" e del rimorso ci sarà ricordo.
Gastone scuote, rievocando la propria interiorità smarrita, e per tratti delusa, rifugiandosi nel sogno ristoratore.

La sua lirica priva di metrica tradizionale, ricercata in componimenti brevi, rifiuta la sintassi consueta per avvolgere il lettore in meditazioni inevitabili.
Adoro il nostro Poeta, nel suo catturare in circolo vortici di vento gravidi di nostalgici sentieri, colmi di sapori ancora da scoprire: non è mai fine ciò che, spogliato dagli errori e limiti, accompagna al ri/torno del sé.