Lamento palustre
E va bene così fammi a fette consumami nei tuoi rendez vous mangiami col chili o come che vuoi tu sono nato da una farfalla inquieta da una giumenta che mordeva la prateria che non conosceva altra via che questa io vado a farmi un goccio noiosa è questa sera in braccio al destino me ne vado in un locale di Berlino a sentire che aria tira sbadiglio ad ogni appuntamento mi gratto guardando Via col vento la noia è una cosa che ti prende e ti stropiccia qualunque cosa accada la troia ti porta via con sé non sono più pratico di questo posto sono indaffarato come un ladro a cercare oasi di ristoro è che a un certo punto si smanetta a vanvera sui nostri ghirigori indestinati sui nostri casi andati di macerie a chiederci il perché di questo ossigeno da chi viene e che cosa è io ladro rubo il mattino ansimando sul marciapiede ombre intravedo fantasmi orfani di fiabe donne indurite da tutte le contrade di questo mondo postini che dimenticano le vie radici fuori tempo e storie già rubate prima del refrain non sono più pratico di questo mondo voglio andare a pescare in una baia remota dondolarmi in un’amaca con per compagni aracnidi, crostacei e anellidi granchi bisunti di palude non sono più pratico a divertirmi dove enigmi e mostri e libri non ce n’è dove tutto è passato al tritacarne dell’ubriaca maniaca ovvietà.
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